L'Inferno di Ron Howard Usa, flop al botteghino
Ron Howard - il Richie Cunnigham di Happy Days diventato fra i registi più apprezzati del panorma hollywoodiano - fa fiasco al botteghino.
Il suo «Inferno», trasposizione in pellicola del libro di Dan Brown. È flop per il film che ha riportato sullo schermo Tom Hanks nella parte del simbolista Robert Langdon.
Lo skyline fiorentino che fa sfondo alle avventure del professore di Harvard e della sua partner del momento, la dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones), non ha conquistato gli spettatori ai botteghini nordamericani e la pellicola è arrivata seconda al debutto del fine settimana, con appena 15 milioni di dollari, la metà di quanto pronosticato alla vigilia.
«Inferno», costato 75 milioni di dollari, è stato battuto dal low cost (16,5 milioni di spese di produzione) di Tyler Perry «Boo! A Madea Halloween», rimasto in testa al box office per la seconda settimana consecutiva.
Premio di consolazione per la Sony sono stati i 135 milioni recuperati in due settimane di proiezione all’estero.
Sottolineando che il budget per «Inferno» è stato metà di quanto speso su «Codice da Vinci» nel 2006 e «Angeli e Demoni» nel 2009, lo studio ha osservato che l’ultimo thriller «era nato pensando al mercato internazionale».
A danneggiare il debutto al box office, non solo il fine settimana di Halloween, ma anche le World Series di baseball che hanno tenuto a casa il pubblico per le partite tra Chicago Cubs e Cleveland Indians: 19,4 milioni di spettatori soltanto venerdì, il record in 12 anni.
«Inferno» si aggiunge a «In the Heart of the Sea», «Rush» e «The Dilemma», tutti deludenti all’appuntamento con il pubblico.
Secondo gli addetti ai lavori, nel caso di Inferno non è necessariamente colpa sua: il flop è l’ultimo esempio di un trend nell’industria del cinema secondo cui a volte il troppo stroppia.
L’ultimo Dan Brown arriva sette anni dopo il boom della serie nata con Codice da Vinci quando l’interesse per le avventure del simbolista sono sbollite. «Inferno» si aggiunge poi a una lunga lista di sequel che quest’anno non sono state pari al passo con i loro predecessori: «Quest’estate solo tre dei 14 sequel sono andati meglio delle pellicole che le hanno precedute nelle sale», ha detto Paul Dergarabedian, analista di comScore.