Alberto Bertoli, canzoni e racconti ricordando papà Pierangelo

di Fabio De Santi

Si è svolta sabato sera al teatro Storchi di Modena la finale della quarta edizione del Premio Pierangelo Bertoli dedicato al cantautore sassolese con il pieno appoggio della famiglia Bertoli.
 
Un evento durante il quale si sono esibiti live e sono stati premiati  Enrico Ruggeri, Davide Van De Sfroos, Luca Barbarossa, Ermal Meta e alcunni giovani cantautori. A curare la direzione artistica, insieme a Riccardo Benini,  del premio dedicato al padre c’è Alberto Bertoli che ha seguito le orme del babbo continuando, pur con una interpretazione personale a portare avanti, come ci racconta in questa intervista, una certa idea di fare e dI vivere la musica

Bertoli, partiamo dal suo presente come ha vissuto questo 2016?
Lo scorso anno insieme a tanti concerti mi ero concentrato sull’uscita del mio libro mentre questo è stato dedicato ancor più alla musica e a nuove canzoni. Insieme a Luca Carboni ho lavorato attorno ad alcuni brani inediti di cui uno “Meridione Mon Amour” che è nella colonna sonora ed è anche il titolo del film di Gianluca Menta uscito a fine agosto. Poi ci sono tanti concerti da ricordare, nel 2015 sono stati una sessantina, e anche quest’anno ho avuto tante occasioni di incontrare la gente nella dimensione che più preferisco.
Da dove l’esigenza di scrivere, insieme a Gabriele Maestri, le pagine di «Come un uomo»?
Maestri mi aveva contatto alla fine del concerto «Italia Loves Emilia» cheidendomi se ero interessato all’idea di un libro su di me. All’inizio, lo confesso, non ero per nulla convinto  ma poi mi sono deciso. Ne è nato un libro che è un diario di viaggio, una sorta di confessione e racconto. Parole  che Gabriele raccoglieva durante il tour mentre parlavo a ruota libera di tutto. Raccontavo molto del mio passato, di mio padre ma anche del mio presente senza tralasciare le tematiche che per me sono importanti e continuo a portare avanti nella mia vita artistica. Io volevo una cosa scorrevole e divertente, piena di aneddoti a cuor leggero».
Nel libro lei sottolinea come vogia cantare solo le canzoni dis suo padre in cui crede, quelle che sente rappresentative anche del suo mondo: come mai ha voluto sottolineare questo aspetto?
Nei miei concerti eseguo molte canzoni scritte dal mio babbo e a volte capita che qualcuno mi chieda dei brani particolari. Si tratta a volte di canzoni che sono fuori dalla mia ottica, dal mio tempo e che credo quindi non abbia senso riproporre a meno che non ci sia una situazione particolare di racconto storico. Potrei citare a questo riguardo un pezzo di Pierangelo “Rimani nel tuo tempo e vivi nella vita che hai” e io seguo la linea del mio tempo, di quello che sono.
C’è qualche brano in particolare del suo repertorio che hai riscoperto, di cui hai avvertito l’importanza magari di recente?
Da primo fan di mio padre alcune sue canzoni mi ritornano in mente proprio in relazioni alcuni momento che mi trovo a vivere a secondo di quello che mi succede. Questo accade anche in rapporto all’età che hai. Ad esempio in questo periodo ho ritrovato un brano come “Voglia di libertà”, che fra l’altro ha cantato anche Marco Masini, che parla della libertà soggettiva legata proprio ai vari momenti della tua vita.
Quanto ritiene attuale il messaggio e  poetica di Poerangelo in questo terzo millennio?
Credo ci siano tantissime parole da ascoltare con attenzione delle sue canzoni sia quelle più note che in altre meno conosciute. Brani come “Eppure soffia” o “Italia d’oro” hanno, purtroppo, ancora un messaggio attuale perché certe cose del nostro Paaes non sono cambiate anche nel terzo millennio fra corruzione e problemi legati all’ ambiente.
Ma Pierangelo Bertoli è stato capito?
Secondo me non gli è stata data la possibilità di esprimersi con la stesso impatto sui mass media che hanno avuto molti suoi colleghi. Il problema di mio padre e mi fa sempre effetto dirlo è che lui stava  su una sedia a rotelle e questo in un Italia cattolica con uno sfondo pietistico fortissimo lo ha condizionato. Mio padre ha dovuto farsi largo con il machete anche sul piccolo schermo e ha incominciato ad esistere dalla cintola in giù quando il suo manager disse ad un regista della Rai di filmarlo interamente. Però le sue qualità di compositore hanno superato molte barriere e gli hanno fatto guadagnare l’affetto di tanta gente che lo ricorda ancora e gli vuole bene
Anche in Trentino molti la seguono e diverse sono le persone che ti seguono anche attraverso i fan club?
La parola fan mi fa un certo effetto ma mi rende felice che ci siano persone che siano diventate amiche fra di loro e siano anche mie amiche. Ci si trova a concerti ed eventi, si sta insieme come accade quando mi capita di suonare nella vostra terra. Si ricorda anche mio padre e si cantano le sue canzoni con quella voglia di vivere che era anche sua. 

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