Chihiro Yamanaka, giovedì 12 ai Suoni delle Dolomiti il jazz della pianista giapponese

di Fabio De Santi

TRENTO – Tra le pieghe dei suoi brani si ritrovano diversi elementi, fra swing, ritmo, e melodia, per una giostra infinita di soluzioni musicali mai scontate e sempre sorprendenti, abbinate a una tecnica invidiabile. Sono queste le credenziali di Chihiro Yamanaka una delle pianiste più importanti della scena jazz mondiale contemporanea, attesa con il suo “Electric Female Trio” giovedì alle 12 al Passo di Lavazzè in Val di Fiemme per i Suoni delle Dolomiti. In questa occasione, come ci racconta la musicista giapponese, in questa intervista, presenterà il set legato a “The Spheres” al fianco di una sezione ritmica formata da Ilaria Capalbo e Sophie Alloway.

Chihiro Yamanaka, quali forme sonore ha il progetto “The Spheres”?

The Spheres è nato in un live ad Osaka al Blue Note con Karen Teperberg & Dana Roth, conosciute al Berklee College di Boston, molta improvvisazione e mie composizione, poi è diventato un album dal suono potente, groove e jazz. La ritmica cambia spesso in base ai tour ma sempre al femminile di alta qualità. In questo caso al mio fianco ci sono Ilaria Capalbo al basso, della Royal Academy di Stoccolma con cui ho effettuato un bellissimo tour ad aprile scorso e Sophie Alloway, una virtuosa batterista londinese, con cui ho condiviso un concerto al Ronnie Scott lo scorso anno”.

Che effetto le fa suonare nel verde delle montagne, a contatto con la natura?

“In Italia, un Paese che adoro, ho suonato da Nord a Sud, compresa la Sicilia, ma mai in una dimensione del genere, credo che suonare nel verde delle Dolomiti sia un’esperienza unica, non vedo l’ora”.

Ha studiato un set particolare per questa occasione unica?

“Suoneremo qualche brano del mio ultimo album, Utopia, sempre su Blue Note Rec e poi vedremo l’ispirazione della natura, vedremo dove ci portano le sensazioni del luogo”.

Al suo fianco come sottolineava una sezione ritmica tutta femminile: le piace questa line up a tre?

“Adoro il trio, è una dimensione con cui mi ritrovo, anche se non mi dispiace il piano solo, suono spesso con musicisti afro americani ma devo dire che in trio femminile andrei in tour tutto l’anno”.

Nella sua musica non c’è solo jazz ma anche altre elementi: le piace spaziare fra i generi?

“Ho composto un album rivisitato sulla musica classica di Mozart,Bach , Beethoven e altri maestri, che  uscirà un altro il prossimo anno. Poi "Because" un lavoro dedicato ai Beatles con la loro musica chiaramente completamente rivisitata. Quindi sì, mi ritengo molto eclettica: amo il jazz, e’ la mia vita,  ma ascolto molta musica brasiliana, latina, classica, pop ed altro”.

 

Da dove è nata la sua passione per il pianoforte e come è approdata poi al jazz?

“A quattro anni ho iniziato a studiare pianoforte per opera di mia madre, mentre mia sorella già studiava il violino, abbiamo iniziato con la musica classica. Il jazz è stato un percorso naturale ma l’impatto maggiore è stato con un album live alla Carnegie Hall di NY di Oscar Peterson, artista a cui mi sono sempre ispirata”.

Quale rapporto ha con il pubblico italiano?

“Suono in Italia da circa 10 anni, ed è riduttivo dire che amo questo Paese, la gente, il buon vino, il cibo i luoghi incantevoli ma è cosi! Il pubblico italiano poi…davvero fantastico!”.

A quali progetti sta lavorando?

“Ho appena concluso un progetto con la Symphony Orchestra di Tokyo su Porgy& Bess di Gershwin , culminato in un concerto straordinario all’Arts Center di Tokyo , mi piacerebbe portarlo in Italia. Inoltre un lavoro alla Lincoln Center con l’Orchestra residente e Brandford Marsalis. Sto ultimando un cd best of (2005/2015) e un altro disco sempre su Blue Note che uscirà in primavera”.

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