I fratelli Coen raccontato il western in sei episodi
Erano racconti sparsi tutti sul tema western scritti dai fratelli Coen nel corso di oltre venti anni quelli che ora sono diventati un film, The Ballad of Buster Scruggs passato in concorso in questa 75/ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
Tanti applausi e risate per questa antologia western in sei episodi, tra musical, Sergio Leone, carovane nelle praterie, furiosi pellerossa, storie d’amore, giubbotti anti-proiettole fatti di pentole, impiccati in bilico su un cavallo, rapine in banca collocate nel nulla, un troncone umano che si esibisce in un teatrino finchè non viene sostituito da una gallina e, in chiusura, una carrozza diretta non si sa dove dove i passeggeri danno luogo a un vero Simposio platonico.
Insomma tutto il caravanserraglio dello spirito noir dei Coen dove aleggiano sempre i tempi biblici come speranza, pazienza, orgoglio e, ovviamente, il peccato. Nel cast, tra gli altri, Tim Blake Nelson, James Franco, Liam Neeson e Tom Waits.
E dai Coen al Lido anche una battuta a favore di Netflix che ha prodotto questo film che distribuirà a novembre (sono sei le opere portate ala festival da questo colosso dello streaming): «Netflix - dicono i registi - è una società che per fortuna finanzia film non mainstream. E questo è una cosa non da poco oggi. Ce ne fossero di queste realtà per il cinema di tutto il mondo».
Nei sei racconti di The Ballad of Buster Scruggs nell’ordine troviamo: le vicende di un cowboy cantante, di un inetto ladro di banche, di uno show teatrale itinerante, di uno scrupoloso cercatore d’oro truffato, di una donna in viaggio su una carovana verso un possibile matrimonio e, in chiusura, i passeggeri filosofi di una diligenza diretta verso una meta misteriosa.
«A noi piacciano tutti i tipi di film brevi, anche i corti, ma purtroppo non hanno mercato - dicono i Coen oggi al Lido dove hanno ribadito che The Ballad of Buster Scruggs nasce come film e non come serie tv -. Abbiamo pensato quando abbiamo messo mano a questo lavoro anche ai film ad episodi italiani come, ad esempio, “Boccaccio ‘70” in cui ci ha lavorato incredibilmente anche anche Luchino Visconti. Così, alla fine, abbiamo tirato fuori dal cassetto questi racconti».
I registi riconoscono poi il grande amore «per gli spaghetti western» a cui si sono ispirati soprattutto nel secondo episodio (quello con protagonista un James Franco con la corda al collo), ma non si sentono affatto originali nell’aver fatto un western: «non è vero che oggi negli Usa non se ne fanno. È esattamente il contrario, se ne fanno più che negli ‘50, ’60 e ‘70».
Il loro rapporto con questo genere? «È antico - dicono -, risale al primo film che abbiamo tentato di andare a vedere di nascosto in un cinema di Minneapolis quando avevamo circa dieci anni. Però ci beccarono perchè dentro il cinema si stava svolgendo una festa ebraica. Comunque - concludono i Coen - ne vedevamo tanti in tv e ci facevano impazzire quelli di Sergio Leone».