A Trento i grandi film di Venezia
Come accaduto negli ultimi anni anche la 33ª edizione della Settimana Internazionale della Critica verrà quasi interamente proposta al pubblico trentino il 26 settembre, il 3, 15 e 17 ottobre alternativamente al Cinema Astra e al Cinema Modena.
La rassegna è organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici in collaborazione con l’Agis (l’associazione nazionale dei gestori dei luoghi in cui si fa spettacolo) e con gli enti locali del Triveneto (in Trentino dalla Provincia Autonoma). Il programma comprende otto lungometraggi, tutte opere prime di varie nazionalità (Italia, Siria/Libano/Quatar, Finlandia, Germania, Montenegro, Francia, Tunisia, india/Svezia) e altrettanti cortometraggi italiani. Tutti lavori che in questi giorni vengono proiettati nell’ambito della 75ª Mostra del cinema di Venezia.
Saremo giovani e bellissimi di Letizia Lamartire è il lungo di apertura (26 settembre, ore 19, Cinema Astra) che ha per protagonisti Barbora Bobulova e Alessandro Piovani. Indaga il mondo dei piccoli locali di provincia, sempre meno numerosi, in cui si fa musica dal vivo e narra la storia - ha spiegato l’autrice - «di un rapporto madre/figlio nella provincia italiana, di sogni musicali all’alba di uno e al tramonto dell’altra, di ricerche identitarie, lacune e bisogni d’amore».
Il lungo di chiusura (17 ottobre, ore 21,30 Cinema Modena) è A Kasha di Hajooj Kuka che ha per protagonista un giovane rivoluzionario sudanese considerato un eroe di guerra che dimentica nella capanna della sua fidanzata il proprio fucile; non rientra in caserma e di conseguenza viene organizzata la sua ricerca; per evitare di sembrare un disertore deve risolvere rapidamente i suoi problemi. I toni intrecciano dramma e situazioni comiche paradossali.
Tra le tante altre opportunità straordinarie offerte quest’anno dalla 75ª Mostra si segnala la proposta di opere maledette che il pubblico non aveva mai potuto vedere insieme con riletture realizzate con uno sguardo moderno di grandi personaggi del passato. Fra le prime la più eccezionale è indubbiamente il ritrovato The Other Side of Wind, il film americano che Orson Welles non aveva mai completato. Nel 1970 il leggendario autore di «Quarto potere», «L’infernale Quinlan» e «Il processo», dopo decenni di esilio in giro per il mondo dove visse facendo quello che gli capitava (persino il generale messicano cattivo nei western all’italiana), tornò in America dove per sette anni girò, monto e rimontò un film che non riuscì mai a concludere che aveva ideato e sceneggiato con la giovane affascinante moglie Oja Kodar (che è anche l’attrice principale).
Il protagonista (interpretato dal grande John Huston) è un regista ormai vecchio che cerca disperatamente di portare in porto l’ultima pellicola della sua vita senza realmente riuscirvi.
Un personaggio in cui Welles si identifica per un film che, è stato scritto, doveva rappresentare il suo «Otto e ½». Lo aiutarono numerosi amici (fra cui le attrici Lilli Palmer e Susan Strasberg e attori come Cameron Mitchell e Edmund O’Brien, ma anche cineasti come Peter Bogdanovich. Fu girato con pochi mezzi, spesso proprio in casa degli stessi amici che collaboravano alla lavorazione della pellicola.
È stato recuperato e verrà proposto al pubblico anche per merito della Netflix, la rete tenuta lontana dal Festival di Cannes divenuta grande coprotagonista alla Mostra di Venezia.
Bogdanovich (amico di Welles regista e studioso di cinema) in Venezia Classici Documentari uno studio straordinariamente delizioso dedicato al cinema di Buster Keaton, il comico che non rideva mai, uno dei grandi maestri del muto. The Great Buster: a Celebration, destinato alle reti culturali, che sempre di più riesplorano la storia del cinema, coglie con puntualità e passione film e personaggi straordinari quasi dimenticati o con cui non ci sé mai potuti incontrare.