Ermal Meta e Moro sul palco: solidarietà a Emergency
Ermal Meta e Fabrizio Moro hanno donato i diritti d'autore del brano con cui hanno vinto l'ultimo Festival di Sanremo, «Non mi avete fatto niente», in favore di Emergency. Il duo si riformerà stasera, alle 21 con ingresso libero, in piazza Fiera all'evento «Musica per Emergency» che prevede anche le esibizioni di Nek , della cantante romana Fiorella Mannoia , da sempre al fianco dell'associazione umanitaria creata da Gino Strada, e della Stefano Cenci Social Band con la vocalist Frances Alina Ascione . In questa intervista Ermal Meta ci racconta il suo intenso rapporto con Emergency.
Ermal Meta, da dove la scelta, fatta con Fabrizio Moro, di devolvere i diritti d'autore del brano vincitore a Sanremo in favore di Emergency?
«Io e Fabrizio abbiamo pensato che non stavamo cantando e raccontando in musica una storia personale ma qualcosa che poteva riguardare la vita e la sofferenza di tanti. Molto spesso le canzoni servono per fare del bene, per aiutare gli altri tramite la forza delle loro parole ma in questo caso volevamo fare qualcosa di più, fare qualcosa di pratico donando i diritti d'autore di questo brano ad Emergency. Volevo sottolineare che non si tratta, come spesso ho letto in giro, delle royalties che riguardano le vendite e sono minori rispetto appunto ai diritti d'autore. Con questo piccolo gesto abbiamo voluto essere di supporto concreto ad Emergency».
Ad Emergency era stato donato «Il mio nome è mai più» cantato da Ligabue, Jovanotti e Pelù.
«Una bella eredità la nostra. Ricordo che quel brano era stato scritto contro la guerra nella ex Jugoslavia, una zona vicino alla mia terra, l'Albania. Una canzone sempre in appoggio ad Emergency che riuniva tre grandi artisti della musica italiana».
Per lei cosa evoca il nome di Emergency?
«Per me Emergency è uno spiraglio di luce, una speranza, in situazioni e luoghi in cui la luce è molto fioca o quasi spenta. Con il suo operato nel corso degli anni Emergency ha fatto delle azioni che reputo straordinarie, da tempo sono vicino a loro e li appoggio, nel mio piccolo, in quello che è il loro impegno in zone della terra martoriate dalla guerra e dalle violenze, costruendo ospedali e curando le persone, impegnandosi in maniera concreta per chi soffre».
Vi aspettavate un successo così travolgente, oltre il palco dell'Ariston, per «Non mi avete fatto niente»?
«Vincere il Festival è stata una grande emozione ma non sempre questo è sinonimo di successo per un brano. Quando scrivi una canzone del genere non pensi al successo ma piuttosto guardi alla verità che stai raccontando, pensi ad arrivare al cuore della gente, alla parte emotiva. Quello che ci è successo dopo ci rende particolarmente orgogliosi. Abbiamo ricevuto messaggi non solo dall'Europa ma anche da ogni parte del mondo. La canzone è nata dopo l'attentato del 2017 a Manchester in occasione del concerto di Ariana Grande ma vuole essere un esorcismo contro altri terribili attentati terroristici e soprattutto un invito a continuare a vivere, a non lasciarsi condizionare da chi vuole spaventarci con la violenza».
Che effetto le fanno i messaggi di intolleranza e di chiusura sempre più violenti che segnano oggi la società italiana ed europea?
«Credo che l'intolleranza sia dei pochi anche se spesso il brutto tende a fare più rumore del bello, ad avere più risalto. Certo assistiamo ogni giorno ad episodi preoccupanti ma io credo sempre che la brava gente sia sempre in maggioranza anche in Italia. Ad esempio a leggere molti messaggi e prese di posizione sui social magari si crede che l'Italia sia piena di teste di... ma in realtà ci sono tantissime persone di cuore pronte ad aiutare gli altri, la solidarietà vince ancora nonostante tutto».
Stasera ritroverà Fabrizio Moro e il pubblico sogna il vostro duetto sanremese.
«Sì e sono contento perché era da un po' di tempo che non ci vedevamo. La nostra ormai è un'amicizia che va oltre il rapporto artistico. Anche se non abbiamo ancora definito la scaletta dello spettacolo, credo proprio che canteremo "Non mi avete fatto niente" insieme magari a qualche altra sorpresa».