Giuseppe Gerola, il "Monuments Man" trentino
Il 21 settembre 1938 moriva a Trento Giuseppe Gerola, uno tra i personaggi più carismatici per la storia dell’arte italiana vissuti a cavallo tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento.
A distanza di 80 anni, venerdì 21 settembre Trento lo ricorda con un evento al Castello del Buonconsiglio, alle ore 17 voluto dalla direttrice Laura Dal Prà . Nella Sala Grande il professor Gian Maria Varanini dell’Università di Verona ricorderà questo uomo straordinario.
Visto con gli occhi moderni Gerola rammenta per molti aspetti il protagonista del gruppo Monuments Men, il dinamico storico dell’arte Frank Stokes, interpretato da George Cloney, impegnato a recuperare i capolavori trafugati dai nazisti.
Giuseppe Gerola è stato infatti un preparato studioso, formatosi a Firenze e in Germania, un intraprendente esploratore dei monumenti antichi di Creta, Rodi, Atene e isole Cicladi, uno storico dell’arte, autore di decine di saggi di vario argomento, direttore del museo di Bassano, del museo civico di Verona, Soprintendente a Ravenna e a Trento.
Stabilitosi a Trento al termine della Grande Guerra, fondò la struttura di tutela e conservazione del patrimonio culturale trentino, rivendicò e recuperò per il Trentino, appena annesso al Regno d’Italia, beni artistici, bibliografici ed archivistici che erano conservati in territorio asburgico, occupandosi anche della ricostruzione degli edifici danneggiati o distrutti e soprattutto restaurando integralmente il Castello del Buonconsiglio, nel quale allestì poi il Museo Nazionale, inaugurato nel 1924.
Protagonista di delicatissime e combattute trattative con i responsabili delle più importanti istituzioni austriache, nei lunghi mesi di lavoro alla Missione italiana di armistizio a Vienna, riportò al Castello del Buonconsiglio i pezzi più importanti delle attuali collezioni - il rarissimo «Evangeliario Purpureo» del V secolo su pergamena color porpora, il «Sacramentario Udalriciano» del 1042, i Codici musicali trentini del XV secolo, la Fontanella madruzziana in bronzo, i reperti archeologici da Civezzano, il morione Spaur, oltre ad occuparsi del recupero degli archivi migrati oltralpe nel corso del XIX secolo.
In considerazione dei debiti della cultura trentina nei confronti di Giuseppe Gerola, personaggio da considerare protagonista infaticabile della rinascita culturale trentina dopo gli anni del conflitto, domani Gian Maria Varanini racconterà di questa figura. Il suo racconto sarà accompagnato da una selezione di fotografie d’epoca e da letture di scritti inediti di Gerola, scelti dalla direttrice del museo Laura Dal Prà e da Claudio Strocchi della Soprintendenza per i Beni culturali, letti dall’attore Alessio Dalla Costa.
Varanini, nel dizionario biografico degli italiani, della Treccani, ricorda che Gerola nacque il 1877 ad Arsiero (in provincia di Vicenza), da una famiglia di tradizioni risorgimentali di Rovereto. A Firenze si laureò nel 1898. La sua carriera scientifica ebbe una svolta nel 1899, quando su indicazione dell’archeologo (come lui di origine roveretana) Federico Halbherr fu incaricato dall’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti di svolgere una campagna di studi a Creta, allo scopo di rilevare le tracce della dominazione veneziana.
La sua prima direzione fu al Museo di Bassano, poi assunse tra il 1907 e il 1910 la direzione del Museo civico di Verona. Passato nel 1909 all’amministrazione statale come ispettore effettivo della soprintendenza, Gerola fu promosso alla direzione della soprintendenza ai Monumenti della Romagna, con sede a Ravenna. Il Gerola restò a Ravenna sino al 1919, ma almeno dal 1916-17 egli coltivava progetti diversi, redigendo inventari di «beni culturali» trentini in vista di un complessivo riordino del patrimonio culturale della sua terra, al quale porre mano dopo la guerra. Tra il novembre 1918 e il 1921, grazie anche alla conoscenza del tedesco e ai rapporti che da tempo aveva con non pochi studiosi austriaci, condusse difficilissime trattative a Innsbruck e Vienna e portò a termine con successo il fondamentale recupero, oltre che di qualche pezzo monumentale, dei beni archivistici e bibliografici trentini conservati Oltralpe da più di un secolo. Nel 1923 diventò soprintendente all’Arte medioevale e moderna in Trento, con sede il Castello del Buonconsiglio, ove era stato giustiziato Cesare Battisti, che diveniva il luogo della memoria storica di Trento italiana.