«Vi racconto un Natale a 5 stelle»
«Cari lettori guardate questa commedia perché si ride tanto. Non ci sono volgarità, ma battute e scene divertenti».
Massimo Ghini, in stato di grazia, è il protagonista di Natale a 5 stelle.
Non un cinepanettone ma una farsa senza moralismo, liberamente tratta dalla pièce teatrale «Out of Orfer» di Ray Cooney, sceneggiata da Enrico Vanzina, diretta da Marco Risi dopo la scomparsa di Carlo, che avrebbe dovuto firmarne la regia. E che arriverà, senza passare nei cinema, direttamente su Netflix da venerdì 7 dicembre in Italia e in 180 Paesi nel mondo.
Accanto a Ghini un cast di attori molto cari a Carlo Vanzina, tra questi, Paola Minaccioni, Martina Stella, Ricky Memphis, Massimo Ciavarro, Biagio Rizzo, Andrea Osvart e Riccardo Rossi.
Tutti al servizio di una storia che si svolge in un hotel a 5 stelle, durante un week end in Ungheria dove si reca in visita ufficiale il nostro presidente del consiglio accompagnato da una nutrita delegazione. Nel lussuoso albergo il Premier vorrebbe intrattenersi con una giovane onorevole dell’opposizione, ma i due maldestri amanti si ritroveranno un cadavere nell’armadio. Per sbarazzarsene e non finire al centro di uno scandalo, se la cosa venisse scoperta, verranno aiutati dal fedele portaborse del Premier. Ma tutto sarà complicato in un susseguirsi di colpi di scena esilaranti.
Massimo Ghini, mentre parla, fa un’imitazione a metà tra Giuseppe Conte e di Maio, parlando e muovendosi come i due politici che, se saranno dotati di ironia dovrebbero divertirsi nel vedere una commedia che fa satira politica e non racconta di grotteschi personaggi in vacanza durante le feste natalizie, come è accaduto in tanti «cinepanettoni».
Ghini, nel 1983 dava vita ad uno sgradevole sottosegretario craxiano in «Compagni di scuola». Oggi il politico che qui interpreta è molto distante da quello che faceva nel film di Carlo Verdone? Potrebbe esserne il padre?
«Forse è la politica che non cambia più di tanto. La commedia dalla quale è tratto il film aveva una certa visionarietà (scritta nel 1990, ndr), ma in realtà raccontava una storia ambientata nel mondo della politica inglese. L’adattamento che è stato fatto è averla trasferita ai nostri giorni, mantenendo lo stesso plot, e guarda caso le due storie si somigliano.
Il mio sottosegretario di “Compagni di scuola? sì, è un po’ il padre di questo “mio” Premier».
Ma che caratteristiche ha il suo personaggio?
«È il presidente del consiglio del “governo del cambiamento”. Una figura d’italiano che abbiamo visto spesso nella nostra cinematografia. Un uomo che riesce con intelligenza, con furbizia, a risolvere e a mediare: noi, storicamente, siamo sempre stati dei grandi mediatori e lui ne è un po’ la sintesi. Poi, che si trovi investito da un ciclone ogni volta che riesce - con un cinismo totale - a venir fuori da ogni situazione che accontenta ogni parte politica lo porta a ricordare certi politici di oggi».
Il 2018 le ha portato tante soddisfazioni. A partire dal Nastro d’Argento ricevuto per «A casa tutti bene» di Muccino, poi è stato chiamato da Paolo Sorrentino sul set londinese di «The Pope», adesso questo da protagonista...
«È stato un 2018 molto particolare: sono sempre stato, ringraziando Dio, un attore che ha lavorato tanto. Poi, capita che nel nostro mestiere arrivino i riconoscimenti e sembra che adesso mi abbiano riscoperto. Un attore deve meravigliare. Nel momento in cui non meraviglia più il pubblico ha esaurito la sua vena. Buone feste a tutti voi».