Al Buonconsiglio spunta un Narciso
Sono terminati i restauri agli affreschi di Gerolamo Romanino nel «revolto soto la loza» delCastello del Buonconsiglio condotti da Carlo Emer del Consorzio Ars di Trento, seguiti da Claudio Strocchi e Roberto Perini della Soprintendenza per i Beni culturali e dal direttore lavori Adriano Conci.
Dalla pulitura della parete occidentale sono emersi colori più vivi e luminosi, dettagli rimasti celati e una maggiore nitidezza e definizione di una scena centrale fino ad oggi poco leggibile, ovvero la figura di Narciso che si specchia nelle acque mentre sullo sfondo domina un castello possente, che Perini ipotizza possa essere Castel Pergine.
Ha preso forma e luminosità anche il muscoloso cavallo bianco, adiacente alla scala e conservato solo per metà, cavalcato da una figura di cui si è salvata solo la gamba che sembra stia per essere disarcionata dall’animale.
In questo ambiente, entro fine anno, troverà posto il nuovo book shoop del Museo che sarà quindi collocato a fine percorso visita e non più all’inizio.
Il revolto fu affrescato nell’estate del 1532 da Girolamo Romanino. Un luogo che da sempre aveva una funzione non di rappresentanza ma di diletto.
Romanino si divertì a dipingere simpatiche e inusuali scene, dal soldato che si apparta con una damigella, alla castrazione del gatto, al ritratto del buffone Alemanno, a Loth e le figlie. Purtroppo la forte umidità del luogo in cui era situato ne ha compromesso l’integrità. Già nel Seicento gli affreschi della volta e parte delle lunette erano andati perduti. Emerge comunque la grandezza del Romanino anche in alcuni di questi disegni che sono di fatto dei «divertissement» dell’artista bresciano. Nell’estate del 1532 Girolamo Romanino stava ultimando al Castello del Buonconsiglio il suo ultimo lavoro nel maniero, per l’appunto il ciclo di affreschi «nel revolto soto la loza», l’ambiente adiacente ai giardini del Magno Palazzo luogo che da sempre aveva una funzione di diletto. Romanino si divertì a dipingere queste simpatiche e inusuali scene.
Il restauro tra l’altro, ha fatto scoprire anche altre novità: il livello originario del pavimento era rialzato rispetto all’attuale e in epoca ottocentesca vi era un muro poi abbattuto. Negli anni Venti del secolo scorso venne fasciato lateralmente con perline di legno che andarono a coprire i ritocchi eseguiti dallo Zeni nel corso del Settecento. Ma si è scoperta anche la tecnica del Romanino che aveva fatto alcune decorazioni con gli stencil, cartoni ritagliati con decori, applicati temporaneamente sui muri, e poi colorati. Insomma, la stessa tecnica di Banksy oggi. Diavolo di un Romanino...