Il Biopic su Amundsen aprirà il 67° Trento Film Festival
Si avvicina a grandi passi il 67° Trento Film Festival e si annunciano grandi film.
La rassegna, in programma a Trento dal 27 aprile al 5 maggio, sarà inaugurata da un’attesissima pellicola, un biopic kolossal su Roald Amundsen, diretto da Espen Sandberg, in anteprima in Italia, anche se nelle sale norvegesi è già uscito a metà febbraio (foto di Pablo Bartholomew). Ma sono attesi anche altri importanti lavori, come l’ultimo film di Bruno Ganz, il grande attore svizzero da poco scomparso. Il Film Festival quindi è pronto a ripartire, avendo sulle spalle la lusinghiera cifra con cui ha chiuso l’edizione dell’anno scorso: ventimila spettatori, in una città che ne conta poco più di 100 mila, confermandosi con oltre 100 documentari nelle varie sezioni, dedicati alle tante anime della montagna a cui si affiancano i migliori lungometraggi di finzione di ambientazione estrema, scelti dai migliori festival internazionali, e la riproposta di film muti, classici e di culto, in nuove versioni restaurate.
Il programma nella sua completezza sarà presentato martedì alla stampa a Milano e mercoledì sera alla città a Trento alle 18.15 nella sala conferenze della Fondazione Demarchi.
Una novità per il Festival, che svelerà alla cittadinanza il contenuto della nuova edizione, dai film alle serate, dagli incontri letterari agli eventi per le famiglie, fino alle iniziative legate al paese ospite, il Marocco.
Sarà dunque la spettacolare biografia «Amundsen» diretta da Espen Sandberg il film di apertura della 67ª edizione. Sandberg fu candidato all’Oscar nel 2012 per Kon-Tiki. Nel ruolo del leggendario e controverso esploratore norvegese, ci sarà la star internazionale Pål Sverre Hagen.
Prima italiana invece per The Sweet Requiem di Ritu Sarin e Tenzing Sonam, presentato al festival di Toronto 2018, e seguito ideale dell’acclamato Dreaming Lhasa (2005) prodotto da Richard Gere. Ispirato a un incidente avvenuto nel settembre 2006 sul confine Tibet-Nepal, quando le guardie di frontiera cinesi aprirono il fuoco su un gruppo di tibetani in fuga uccidendo una suora di 17 anni.
Dai festival internazionali di Berlino, Locarno e Zurigo arrivano i tre lungometraggi che completano la sezione «Anteprime»: Il mangiatore di pietre di Nicola Bellucci con Luigi Lo Cascio, un cupo thriller ambientato sulle montagne tra Italia e Svizzera, dove gli “spalloni” di un tempo accompagnano oggi i migranti in fuga; Fortuna dello svizzero Germinal Roaux, filmato in bianco e nero e ambientato in un monastero a 2000 metri sulle Alpi innevate, occasione di un omaggio al grande Bruno Ganz e Yara del cineasta franco-iraniano Abbas Fahdel, che farà scopire la Kadisha Valley in Libano, patrimonio mondiale dell’umanità.
Ma ci sarà anche la storia del cinema, tra classici e film di culto, in versioni restaurate.
Torna così anche quest’anno il cinema muto musicato dal vivo, con il recente restauro di Der kampf ums Matterhorn (La grande conquista), caposaldo del genere bergfilm prodotto nel 1928 in Germania ma diretto dagli italiani Mario Bonnard e Nunzio Malasomma. Ricostruzione romanzesca della prima salita del Cervino da parte di Edward Whymper, che verrà accompagnata dall’ensemble «Musica nel buio» diretta da Marco Dalpane. Poi ci sarà il film francese del 1943 Premier de cordée di Louis Daquin. Il 3 maggio appuntamento notturno: per gli spettatori più coraggiosi ci sarà Dead Mountaineer’s Hotel, cult movie sovietico anni ’70, folle commistione tra thriller, fantascienza e psichedelia diretta da Grigori Kromanov.