Mostra di Venezia: al cine piace il biopic musicale e arriva la vita di Elvis
Dopo l’inatteso ma travolgente successo di «Bohemian Rhapsody» culminato nella sera degli Oscar, la caccia al soggetto musicale capace di portare spettatori al cinema è diventata frenetica. Il cinema, si sa, vive anche di leggende e pregiudizi: per anni si è detto che calcio e musica non portano soldi ai produttori, ma il 2019 sembra spazzare via questi dubbi e, dopo Cannes che riceveva Elton John con il biopic sulla sua carriera, anche la Mostra di Venezia si allinea per celebrare il ritrovato feeling tra musicisti, attori e registi.
Alberto Barbera ha anticipato tutti assegnando uno dei due Leoni d’oro alla carriera a Julie Andrews, indimenticabile Mary Poppins dei tempi andati, ma anche regina del musical in stile anni ‘50 da «Tutti insieme appassionatamente» a «Victor Victoria». Poi ha continuato a giocare la carta delle rockstar che amano il cinema riservando uno spazio speciale a Roger Waters dei Pink Floyd («Us+Them» galoppa attraverso le sue migliori esibizioni) e tendendo la mano a Mick Jagger in veste di «bad guy» per il film di chiusura, «The Burnt Orange Heresy» di Giuseppe Capotondi. Riuscisse nell’intento di avere Jagger, potrebbe vantarsi di aver riunito sul tappeto rosso del Lido tre decenni di musica pop. Per la Mostra di Venezia non è una novità assoluta (basti pensare alla rivelazione di «Nico» un anno fa e in tempi più lontani a una folgorante apparizione di Patti Smith), ma certo adesso suona come sigillo dell’anno e anticipazione della stagione che verrà.
L’attesa globale è tutta per Baz Luhrmann alle prese con il biopic su Elvis Presley. Distribuito nel mondo dalla Warner Bros e ancora senza titolo, il film avrà Austin Butler nel ruolo di «The Pelvis» e al suo fianco ci sarà Tom Hanks nella parte del suo manager, l’enigmatico Colonnello Parker. Le riprese - si apprende - cominceranno a inizio d’anno nel Queensland in Australia e il film potrebbe essere già da ora nel mirino di Venezia 2020. Per Luhrmann si tratta di un ritorno alla sua più autentica passione dopo la rivelazione ai tempi di «Ballroom», il lisergico pastiche di «Romeo+Juliet» e il trionfo di «Moulin Rouge».
Ma il regista australiano non è il solo che adesso può sfruttare l’onda: a fine settembre arriva sugli schermi italiani Danny Boyle con l’esilarante «Yesterday» con le peripezie di un cantante che, dopo essere finito in coma, si risveglia in un mondo che non ha mai conosciuto i Beatles e sfrutta la situazione a proprio vantaggio. Il film, dopo il debutto al Tribeca Film Festival, sta uscendo un pò ovunque e, se non ha prodotto risultati travolgenti, conferma però la sensibilità di un regista che piacerà al pubblico italiano.
Sugli schermi italiani da fine estate arrivano anche il musical anglo-indiano «Blinded by the Light» di Gurinder Chada («Sognando Beckham») ispirato alle canzoni di Bruce Springsteen, la versione per il grande schermo di «Cats» (un musical ormai senza tempo) e «Teen Spirit» di Max Minghella con Elle Fanning in veste di aspirante pop star. Poi sarà la volta di biopic ispirati alle storie di Motley Crue e Lynyrd Skynyrd, ma nessuno di questi film promette di essere un vero «caso», perchè la popolarità multimediale di Freddie Mercury rimane unica nel mondo degli adolescenti che mai lo avevano visto dal vivo.
Così, aspettando Elvis, ci si potrà consolare con la versione «live action» de «La sirenetta» diretta da Rob Marshall, il ricordo di capolavori memorabili come «Quadrophenia», «Sid and Nancy», «Bird», «Io non sono qui», oppure, restando al Lido di Venezia, con le performance a sorpresa di grandi musicisti innamorati di cinema quali il compositore Riccardo Sinigallia, la cantante maliana Inna Modja, il cantore di musica popolare Ambrogio Sparagna, tutti ospiti alle Giornate degli Autori.