I nuovi orizzonti di Niccolò Fabi questa sera all’Auditorium
Ci sarà un Auditorium esaurito da settimane ad accogliere questa sera alle ore 21 Niccolò Fabi, pronto a concedere già il bis l’8 gennaio, con trecento biglietti ancora disponibili, sempre nel teatro di Trento. Cuore del live dell’artista romano i brani del suo nuovo disco «Tradizione e tradimento» e le canzoni del suo repertorio riproposte in una veste musicale riarrangiata.
Sul palco, insieme al cantautore, che in questa intervista ci racconta il suo presente e la genesi del disco, ci saranno Roberto Angelini (chitarre), Pier Cortese (chitarre), Alberto Bianco (basso), Daniele Rossi (synth, piano e moog) e Filippo Cornaglia (batteria).
Fabi, iniziamo dal titolo del suo ultimo disco che unisce due termini decisamente forti come «Tradizione e tradimento»?
«Mi sono reso conto, dopo averle registrate, che tutte le canzoni di questo album e le cose che esse raccontavano, nascevano da due forze contrapposte. Da una parte la mia voglia di proseguire un cammino musicale legato a quello che avevo fatto fino a oggi e rappresentava la mia identità di artista. Dall’altra c’era il desiderio di deviare da questo percorso per cercare di “tradirmi” nel senso non morale ma di andare oltre quello che avevo fatto. Questo con l’inevitabile rischio di non riuscirci e magari di deludere le aspettative di chi mi aveva seguito e magari non era disponibile a seguire i miei cambiamenti».
E pensa di aver raggiunto questo punto di equilibrio?
«L’accoglienza ottenuta da questo lavoro mi dice dì sì. Credo che sia il migliore dei risultati possibili anche perché è il seguito di un disco come “Una somma di piccole cose” che era probabilmente il mio cd più personale in assoluto. Posso dire che l’equilibrio sia stato raggiunto e che le persone abbiamo apprezzato il mio tentativo di non ripetermi, di non accontentarmi, di guardare verso altri orizzonti. Questo si riflette anche nelle forme dello spettacolo che vedrete a Trento con il tentativo ulteriore di alzare ulteriormente l’asticella anche nella trasformazione dei miei brani più conosciuti».
Dal punto di vista sonoro cosa racchiude «Tradizione e tradimento»?
«”Una somma di piccole cose” aveva forme acustiche, molto agresti e serene dal punto di vista delle ambientazioni musicali, in questo caso si tratta invece di un disco più ricco, dove ci sono più soluzioni anche grazie all’utilizzo, seppur in modo discreto, di musica elettronica, che lo hanno reso un lavoro più teso ed inquieto del precedente, se vogliamo meno rassicurante».
Un disco anticipato da un brano di rara intensità come «Io sono l’altro».
«Volevo raccontare, in maniera spero non retorica e banale, l’importanza che hanno gli altri nella nostra vita almeno che non si sia anacoreti. Gli altri sono parte della nostra vita: a volte ce la semplificano a volte ce la complicano. Noi a nostra volta siamo coloro che complicano o semplificano le vite altrui. Siamo sempre in equilibrio fra questo doppio ruolo».
Che Italia sta incontrando in questo tour?
«Il campione d’Italia che io vedo non so quanto sia la reale rappresentazione del nostro Paese. Le persone che arrivano in teatro, solo per il fatto di aver pagato un biglietto e di aver scelto di voler assistere ad un evento musicale, hanno già un approccio propositivo alla vita e a certi valori. Se dovessi basarmi su di loro parlerei di un’Italia piena di entusiasmo e d’empatia verso gli altri, con tanta voglia di fare gruppo. Mi rendo conto però che non c’è solo questa parte della nostra nazione ma mi consola incontrare questa gente, ogni sera, come accadrà, immagino, anche a Trento».