Il ritorno dei «Canton» dagli anni Ottanta ai giorni di quarantena

di Fabio De Santi

Per i Canton questi mesi primaverili dovevano essere quelli del lancio del nuovo album. Un disco particolare quello pensato da Marcello Semeraro, il frontman del gruppo che si completa con Alberto Masella e Mauro Iseppi, che unisce canzoni già pubblicate lo scorso anno ad alcune nuove composizioni. Quanto sta succedendo per il Covid-19 ha cambiato i piani di una delle band più note di sempre della scena trentina che ha rinviato l’uscita ma che comunque non rinuncia a guardare al futuro. Il primo passo, come ci racconta Semeraro, è una rilettura di un brano dei Simple Minds realizzato in modalità home style. 

Marcello Semeraro, come stanno vivendo i Canton questi giorni di quarantena?

«Siamo ovviamente divisi: io nella mia abitazione di Riva del Garda, Mauro nella sua casa di Ravina, Alberto a Gardolo mentre Davide Dalpiaz, il nostro produttore, si muove fra Trento e Bolzano. Ci teniamo in contatto in maniera virtuale confrontandoci quasi tutti i giorni sulle nostre prossime mosse e le strategie future».

 

Intanto ha deciso di lanciare una particolare cover...

«In questi giorni di riflessione e di clausura forzata ho voluto registrare una nuova versione di un brano che ho nel cuore da sempre, ”Belfast Child, un pezzo tradizionale irlandese reso popolare in tutto il mondo da una delle mie band preferite: i Simple Minds. Ho preso questa canzone tenendo di fatto la musica ma scrivendo un testo completamente nuovo in italiano».

In che modo?

«”Belfast Child” parla della solitudine e della desoliazione che negli anni ’80 si vivevano a Belfast in Irlanda per via della terribile guerra civile che insanguinava quella terra. In quel momento le strade erano vuote e la gente aveva paura di uscire, un po’ come succede in questo frangente. Ho voluto raccontare le mie sensazioni ed emozioni di oggi, legate alla solitudine e all’isolamento di questo periodo, nel brano “Quando il vento canterà” lanciato sempre a nome Canton. Alle note e alle parole ho accompagnato un video, ovviamente semplice, registrato con il mio cellulare, nella sua dimensione casalinga».

Il vostro nuovo album era annunciato per la fine di aprile: qual è lo stato delle cose?

«L’intenzione era quella di uscire in primavera. Sei pezzi quelli già pubblicati come singoli, sono già nelle tracklist del disco mentre stavamo dando gli ultimi ritocchi, negli arrangiamenti e nei cori, agli altri quattro insieme a Davide Dalpiaz per mandarli a far mixare da Mauro Andreolli. Poi il coronavirus ha fermato tutto anche se il grosso del lavoro è stato comunque già fatto».

Bisognerà quindi aspettare?

«La prossima uscita sarà quella di un pezzo dal mood allegro e tipicamente estivo dai ritmi reggaeton ma “raffinati” e rivisti in stile Canton. In questa canzone c’è la featuring con il cantante domenicano Maceo che da un tocco in più al brano. L’intenzione è quella di lanciare l’album entro la fine dell’anno».

 

Non vi manca comunque l’entusiasmo.

«Le nostre ultime sei canzoni sono finite tutte ai primi posti delle classifiche degli indipendenti in Italia. Non voglio però nascondere una certa amarezza per lo stato della musica in Italia. Nonostante la qualità dei nostro progetto e appunto l’attenzione ottenuta, con una serie di numeri uno così eclatanti, e lo spazio avuto nelle radio, non siamo riusciti a diventare mainstream come ci aspettavamo e lo dico, senza supponenza, credo meritassimo».

Meglio gli anni ’80?

«Anche allora la situazione non era molto diversa anche se forse c’era più curiosità in giro. Oggi mi sembra che il mondo della musica sia sempre più chiuso, lottizzato e artificiale: se non incidi per una grande label non ti considerano. C’è un rifiuto a priori, ci sono le porte chiuse e non so quanto avrò, avremo, voglia di lottare contro i mulini a vento. Quando siamo arrivati al successo e a Sanremo negli anni ’80 con pezzi come “Sonnambulismo e “Please don’t Stay” abbiamo avuto la fortuna di essere parte di una grossa casa discografica come l’Ariston che ci aveva scoperto a quello che una volta era una sorta di talent: Castrocaro. Noi dal Trentino siamo poi arrivati a collaborare con un mostro sacro come Pete Waterman produttore di Dead or Alive, Bananarama, Donna Summer, Kylie Minougue ed Elton John incidendo con lui “Stay With Me”».

comments powered by Disqus