A Levico oggi al Parco Raimo e Rossari autori del libro «Le bambinacce» un canzoniere ironico-erotico
Si può ripartire dai desideri femminili, deviando dalle emancipazioni stereotipate? È uno degli intenti di «Le bambinacce» (Feltrinelli) che gli autori, Veronica Raimo e Marco Rossari, presenteranno oggi alle ore 18 al Parco di Levico (installazione sequoia) per l'ultimo degli appuntamenti della rassegna «Levico incontra gli autori», organizzato dalla Biblioteca comunale di Levico e dalla Piccola Libreria di Lisa Orlandi. Raimo, romana, ha scritto diversi romanzi e anche la sceneggiatura di «La bella addormentata» di Bellocchio.
Rossari oltre ad essere scrittore e traduttore, insegna alla Belleville di Miano. Il libro è una sorta di canzoniere ironico-erotico scritto a quattro mani, divertente e provocatorio, dove le filastrocche hanno quasi sempre una morale collaterale, non prevedibile.
Da «La bambina che aveva scoperto una cosa» a «La bambina che amava i poeti» vengono raccontate, in versi sciolti, una cinquantina di bambinacce.
Abbiamo chiesto ai due autori chi sono le bambinacce e chi vogliono provocare.
«La provocazione non è il primo motore di questo libro - spiega Rossari - le bambinacce sono delle bambine scapestrate, un po' sognanti, che raccontano in diversi modi la femminilità, la tentazione, il sesso, il desiderio, la depressione, i problemi, le ansie: tutte quello che fa parte non solo della femminilità ma della vita sentimentale e sessuale. Non mi sembra che abbiano provocato nessuno alla fine: siamo in un mondo in cui è stato pubblicato tanto su questo tema. Non mi pare un libro che va a lanciare un sasso in una finestra. Al massimo lancia un sesso in una finestra! A me invece pare molto allegro, non pensavo a scandalizzare. Volevo che divertisse più che altro: e con divertire intendo, etimologicamente, il deragliamento. Può spiazzare, ma non necessariamente far alzare il sopracciglio ai perbenisti, anche perché mi sembrano più preoccupati dalle barche dei migranti che della sessualità delle bambinacce».
Per Raimo invece cosa dicono le bambinacce?
«Scrivendo questo libro mi interessava ripartire dal femminile. C'è un gran proliferare di testi scritti da donne o su donne dove emergono storie di emancipazione e successo. In questa nuova riconversione del femminile mi sembra sia mancata l'analisi dei bisogni e dei desideri delle donne. Come se la realizzazione delle donne fosse qualcosa di già preordinato e normato dalla società. Abbiamo visto fiorire tutta una serie di libri pedagogici e istruttivi, destinati alle nuove generazioni, che forniscono linee abbastanza prescrittive su come le donne possano emanciparsi. Tornare indietro a parlare di quelli che sono i desideri delle donne, come sono cambiati, può essere utile. Quindi le bambinacce le definirei delle creature fluide, sia dal punto di vista sessuale che anagrafico. Sono degli ibridi, persino con il mondo degli animali. La nostra ipotesi è che attraverso la perdita di confine si possa ampliare il campo dei desideri possibili».
Leggendo le poesie potrebbe sorgere qualche smarrimento nell'associazione sesso e bambine?
«Non volevamo scrivere un libro realistico - risponde Rossari - per quanto possa essere realistica la poesia in sé. La bambina è uno spazio indeterminato, non avevamo nessuna intenzione di sessualizzare i bambini. Per noi sono delle creature oniriche. In epigrafe abbiamo inserito la bambinaccia di Arbasino, che poi ha dato il titolo. In quel caso è palese si tratti di una creatura di sogno».
Tra tutte le poesie sembra ce ne sia una politica: la bambina che voleva essere comunista.
«Mi è piaciuto giocare con i simboli del comunismo - risponde Raimo - e giocare con lo slogan: dare secondo le possibilità e prendere secondo i bisogni. Spesso si parla di comunismo come se si tratti di un livellamento dei bisogni. Mi pare fosse esattamente il contrario. Ma la poesia non ha un intento politico».
Come scrivereste una poesia su una "bambinaccia trentina"? Come ve la immaginate?
«La bambinaccia trentina ogni volta che s'innamora le viene da dire: "trentatrè trentini entrarono a Trento trotterellando". Lo dice ogni volta di fila, quando si invaghisce di qualcuno. La povera bambina è veramente imbarazzata, perché ogni volta incrocia un bel bambino le esce la fatidica frase. Ma al trentatreesimo innamoramento l'incantesimo terminerà e la bambina trentina sarà libera».