Trintignant compie i 90 anni: storia e film di un attore monumentale

Ha festeggiato i 90 anni nella sua Provenza, tra profumi che ricordano l’infanzia, un giardino ombreggiato dai cipressi che ha piantato e cresciuto con le sue mani, nell’affetto dei pochi amici che ancora ammette e della seconda moglie Marianne con cui festeggia vent’anni di unione: Jean-Louis Trintignant è uno dei simboli del cinema francese, e si è ritirato dalle scene ormai dal 2018.

Ci vorrebbe un fragoroso applauso per salutare un attore che ha costruito la sua carriera tassello dopo tassello, cesellando un talento naturale che è cresciuto nel tempo, fino a diventare un simbolo della Francia, del suo teatro e del suo cinema. Invece Trintignant chiederebbe il silenzio, col suo sorriso timido e un semplice gesto della mano, magari per lasciar spazio alla recita di una poesia che, tra le sue labbra, diventerebbe un sussurro complice, quasi una riflessione tra sé e sé.

Tutti i suoi ultimi anni sono stati così: si è ufficialmente ritirato dalle scene nel 2018, annunciando quasi con nonchalance di dover combattere contro un tumore che gli succhiava le forze. “Nei primi giorni ho deciso di combattere - ha raccontato - ma poi sono diventato un po’ pigro, mi faccio accudire e aspetto. Non mi sento più sicuro, ho sempre bisogno di qualcuno che mi sorregga e soprattutto mi sento vecchio e inutile”. Invece appena lo scorso anno ha finito a cedere al richiamo del vecchio amico Claude Lelouch ed è tornato a fare coppia (sullo schermo) con Anouk Aimée per l’atteso ritorno dei personaggi di “Un uomo e una donna” che nel 1966 furono premiati con la Palma d’oro e diedero a Trintignant il successo mondiale.

Il festival di Cannes ha applaudito questi “Migliori anni della nostra vita”, a metà fra finzione e confessione pubblica, ma c’era un po’ di tristezza nascosta dal luccichio dei flash sul tappeto rosso. Quasi un anno di silenzio ed ecco l’ottobre scorso, improvvisa, la chiamata al vecchio amico Charles Berling, direttore del teatro Liberté di Tolone: “Sono pronto - dice il vecchio attore - e pochi giorni dopo eccolo in scena a recitare Prèvert e a dialogare sui versi del “Bateau Ivre” di Arthur Rimbaud. Quanto tempo è passato da quando il giovane Jean-Louis è salito per la prima volta in palcoscenico? L’inimitabile pilota romantico Jean-Louis di “Un uomo e una donna” nasce a Piolenc in Vaucluse, il 9 dicembre del 1930. Suo padre è un piccolo industriale, figlio e nipote di una famiglia di piloti da corsa che non fa mistero delle sue simpatie socialiste: milita nella Resistenza e poi sarà sindaco del paese. La madre è una robusta signora della piccola borghesia, andata sposa per un matrimonio combinato, protagonista di una storia d’amore con un soldato tedesco che segnerà i rapporti col marito e la prima infanzia del figlio che assiste ai litigi dei genitori e viene spesso costretto a vestirsi da donna per accondiscendere al desiderio della madre che voleva una figlia dopo il primogenito.

La signora Trintignant - così la racconta Jean-Louis - è passionale e romantica, ama la tragedia, adora Racine e lo incoraggia a recitare fin da ragazzo nell’allestimento locale de “L’Arlesienne”. Studente di legge, Trintignant sale a Parigi e trova i primi ruoli in teatro, ma nel 1955 fa le sue prime prove nel cinema: tre film in un anno tra cui “E Dio creò la donna” con Brigitte Bardot diretta da Roger Vadim. Il successo del film si riflette anche su di lui, Vadim lo richiama per “Le relazioni pericolose”, i produttori lo usano come merce di scambio per le frequenti coproduzioni con l’Italia. Sbarca quindi a Cinecittà per “Estate violenta” di Valerio Zurlini (1959), il mitologico “Antinea” e infine, quasi per caso, lo sceglie Dino Risi per far coppia con Vittorio Gassmann ne “Il sorpasso” (1962). In carriera Trintignant ha interpretato oltre 120 ruoli, ha recitato con i più grandi (da Cavalier a Costa Gavras, da Bertolucci a Scola, da Robbe-Grillet a Chabrol, Da Rohmer a Deray, da Truffaut a Kieslowski), fino a Michael Haneke che lo ha riportato su un set dopo anni di silenzio in seguito alla morte dell’adorata figlia Marie. In teatro ha recitato tragedia e commedia, declamato Prèvert almeno 2000 volte, superato tutti gli interpreti della sua generazione ed è rimasto nel cuore degli spettatori per film memorabili.


Oltre “Il sorpasso” e “Un uomo e una donna” non si possono dimenticare almeno: “Z - l’orgia del potere”, “Metti una sera a cena”, “La mia notte con Maud”, “Il conformista”, “La donna della domenica”, , “Il deserto dei tartari”, “La terrazza”, “Finalmente domenica”, “Film rosso” fino al dittico finale “Amour” e “Happy end”, confermando a più riprese un amore reciproco con il cinema italiano. Ma la costante è quel tratto sommesso, malinconico e gentile che sono la sua cifra più ricorrente. Costa Gavras gli mise addirittura un paio di occhiali scuri in “Z” per accentuare il tratto felicemente ordinario della sua presenza. E alla fine si pentì perché in fin troppe scene Trintignant sembrava sparire dallo schermo, intimidito tra la folla. Ma è proprio questo ad attrarre l’attore: un modo di essere che non appare, che non si fa notare e per questo lo fa diventare intimo con lo spettatore. Trintignant non ama il glamour, i premi, il gossip e anche per questo si è sempre riconosciuto in registi come Lelouch (che attira su di sé l’attenzione) o la sua prima moglie, Nadine, che era la sua prima complice.

Per questo ama più di tutto il teatro, perché di fronte a una platea sente sempre di poter dare se stesso e di ringraziare un pubblico uscito di casa apposta per condividere con lui l’emozione. Tra gli ultimi versi recitati c’è una poesia di Prèvert (”Soyez polis”) che riassume la sua idea della vita: “Bisogna essere gentili con la terra e con il sole; bisogna ringraziarli al mattino; bisogna ringraziarli per il calore, gli alberi, i frutti….Bisogna ringraziarli e non scocciarli, criticarli. Sanno cosa devono fare il sole e la terra”.

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