Su Rai1 il 18 marzo un film dedicato al musicista: con il pianoforte di Stefano Bollani
Per i tanti fan e nostalgici di Renato Carosone, e i giovani che avranno modo di conoscerlo, Rai1 offre giovedì 18 marzo una grande opportunità. A cent'anni dalla sua nascita (Napoli il 3 gennaio 1920), e a venti dalla sua morte (Roma 2001), in prima serata va in onda Carosello Carosone, un film per la tv di Lucio Pellegrini (una produzione Groenlandia con Rai Fiction) con musiche curate dal maestro Stefano Bollani. A interpretare il grande musicista napoletano, autore di brani indimenticabili come «Tu vuo' fa' l'americano», c'è Eduardo Scarpetta, trisnipote omonimo del grande commediografo, qui nel suo primo ruolo da protagonista, dove lo vedremo cantare magnificamente e suonare, già apprezzato in tv con «L'amica geniale» (pronto a tornare nella terza stagione, ndr) e al cinema in «Capri-Revolution» (di Mario Martone).
Al suo fianco Vincenzo Nemolato che interpreta Gegè Di Giacomo, il batterista-fantasista di Carosone. Eduardo, perché un film su Carosone?«Lui è una leggenda, un mito. È la storia della sua vita. Ma il film è un omaggio molto musicale ad un artista eterno, geniale».Come viene ricordato?«Dai 17 anni di Carosone quando si diploma a Napoli in pianoforte al conservatorio di San Pietro a Majella, fino ai 39, con il ritiro dalle scene. Lui si è reso conto di essere arrivato al massimo. Ne faccio anche un discorso filosofico: quando ha intuito che sarebbe arrivato il rock 'n roll a mio parere ha pensato di fare un passo indietro. Oggi invece è immortale. Molti, caso unico, cantano a memoria le sue canzoni e non conoscono il nome. Talento a parte, grande influenza l'ha avuta il periodo in Africa, dove ha conosciuto Lita Levidi (Ludovica Martino) che diventa sua moglie, ed ha riconosciuto il figlio. Sibilia e Matteo Rovere confermano che quanto raccontato nel film, ovvero che Pino è figlio naturale di Lita e non di Carosone che ha sposato e cresciuto il bambino: "Potete chiamarlo scoop".
Inoltre, Carosello Carosone è anche titolo del primo album di Renato Carosone e il suo Quartetto, pubblicato il 14 dicembre 1954. Un successo che culmina nel 1958 con l'esibizione di Carosone e del suo Sestetto alla Carnegie Hall di New York. Stefano Bollani rivela che quando aveva 11 anni scrisse una lettera a Carosone e che il grande musicista gli rispose dicendogli di studiare prima di tutto il blues. «Spesso - spiega il maestro - dei musicisti si presenta il lato oscuro, come monito. Carosone capisce il proprio talento e la propria missione, e vive una vita in cui incontra quello che gli serve quando gli serve. Come a dire che - si può fare -, il mondo ti sostiene nell'impresa di trovare il proprio percorso». In merito alla scelta di abbandonare la carriera alla vigilia dei 40 anni, Bollani si è fatto una sua idea: «Immaginiamo che quest'uomo stesse vivendo una vita difficile per l'epoca. Andare in giro per il mondo, registrare dischi, suonare la sera in un night. Credo avesse bisogno di staccare la spina». Nel film-tv si vede il Sestetto cantare con delle mollette al naso. Pellegrini: «Abbiamo provato a rimettere in scena lo spettacolo di Carosone, momenti in cui davano il massimo. Effettivamente, utilizzavano le mollette, ma solo per fare commedia, non per il sound».