Matteo Ferrari: le note retrò del singolo "Ma l'amore no" aprono la strada al primo album
Il nuovo brano dell'artista trentino lanciato con un video di Matteo Scotton
TRENTO. È il singolo "Ma l'amore no" ad anticipare l'album di debutto "Maramao" del cantante e attore di Trento Matteo Ferrari.
"Ma l'amore no", pubblicato e distribuito da oggi dall'etichetta Bluebelldisc Music guidata da Andrea Natale e curata dal punto di vista artistico dalla pianista trentina Isabella Turso, è un omaggio ai musicisti del passato che hanno saputo affrontare conflitti, dittature e censure, con uno sguardo sul presente.
“Ma l'amore no” pur essendo una canzone storica, si presenta in una veste più contemporanea e personale come racconta Matteo Ferrari: "Ma l'amore no” è una canzone dalla poeticità disarmante.
Nonostante io l'abbia reinterpretata in maniera più drammatica dell’originale, è un inno alla speranza e al vivere il presente con amore, cose necessarie in questo periodo di pandemia che ci ha messi di fronte alle nostre fragilità. È un mio omaggio a quei musicisti che hanno affrontato un clima di conflitti, dittature e censure cercando il “sole in fronte”; a chi si è avvinghiato con tutta la forza alla persona amata che partiva per il fronte".
“Ma l'amore no” è una canzone del 1942 scritta da Giovanni D’Anzi e Michele Galdieri, cantata per la prima volta da Alida Valli, incisa da Lina Termini e reinterpretata nella famosa versione di Alberto Rabagliati a cui Matteo Ferrari si è ispirato, è stata la canzone più trasmessa in Italia dal ‘42 al ‘45 oltre a far parte della colonna sonora di numerosi film.
Attraverso un lavoro di ricerca dell’essenza basato sullo spartito originale del brano, Ferrari insieme al pianista Riccardo Barba hanno immaginato nuovamente questo brano in una veste che unisce il passato e il futuro di questa musica.
Un arrangiamento di voce e pianoforte registrato in un solo take, senza alcuna sovraincisione si adatta alla poliedrica formazione artistica di Matteo che l'ha affrontata con un approccio teatrale privilegiando la spontaneità come se il brano fosse un soliloquio basato su un flusso di pensieri.
"Il personaggio che ho interpretato dichiara all'amata che, nonostante tutto, lui l’amerà per sempre e che riuscirebbe a perdonarle un tradimento.
La ripetizione quasi ossessiva di questo pensiero lascia spazio a diverse interpretazioni.
Amare vuol dire anche correre il rischio di ammalarsi, di impazzire. Non è facile affrontare un abbandono, ancora più difficile è accettarlo". In questo pezzo le radici trentine di Matteo si mescolano all’America che per prima ha influenzato la musica italiana dell’epoca con lo swing e il jazz d’oltreoceano.
Ad accompagnare il singolo un videoclip girato da Matteo Scotton ed ispirato ad uno stile asciutto ed essenziale con rimandi al cinema italiano degli anni ‘50.
Scotton ha puntato sull'architettura di una villa di inizio ‘900 situata a Telve, in Trentino, per restituire l'idea malinconica di eterna attesa di futuro o nostalgia del passato che contraddistingue il brano.
Il passaggio dall'ambiente esterno, notturno e piovoso, a quello interno diurno e luminoso, rappresenta una sorta di discesa interiore alla ricerca di un Amore tanto lontano quanto sfuggente.
Il look elegante e senza tempo curato dalla stylist Veronica Pattuelli, si è ispirato allo stile classico inglese e al cinema degli anni ‘20 filtrati attraverso uno sguardo fresco e contemporaneo.