Trento Film Festival, la Genziana d’oro a “Polaris” di Ainara Vera
Premiata la pellicola che racconta la storia di Hayat, una skipper che ha scelto i ghiacci dell’estremo nord per fuggire ai traumi dell’infanzia. Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna, premio Cai, "An Accidental Life". Ecco tutti i riconoscimenti
IL TEMA Riflessioni sul rapporto con la natura in un'epoca di crisi
TRENTO. Parla spagnolo declinato al femminile il miglior film della 71 esima edizione del Trento Film Festival.
Ad aggiudicarsi la Genziana d’oro - Gran premio Città di Trento è stata infatti la pellicola “Polaris” di Ainara Vera che racconta la storia di Hayat, una skipper che ha scelto i ghiacci dell’estremo nord per fuggire ai traumi dell’infanzia, e il suo difficile percorso di rinascita e speranza.
Durante la cerimonia di premiazione del Trento Film Festival che si è svolta ieri mattina a palazzo Geremia sono stati annunciati anche gli altri riconoscimenti delle pellicole in concorso a partire dalla Genziana d’oro miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna – premio Cai è andata al film statunitense "An Accidental Life".
La Genziana d’oro miglior film di esplorazione o avventura - premio “Città di Bolzano” è stata attribuita ad un fuoriclasse del cinema come Werner Herzog per il suo “The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft di Werner Herzog”.
Nell’elenco dei riconoscimenti, stabiliti dalla Giuria internazionale, composta dalla regista Urszula Antoniak, da Anne Farrer, direttrice del Festival Internazionale del Film di Montagna di Autrans, dal fotografo Jim Herrington, dalla scrittrice e sceneggiatrice Francesca Melandri e dal programmatore cinematografico Paolo Moretti, anche le Genziane d’argento per il miglior contributo tecnico-artistico al corto animato "Ice Merchants" e miglior cortometraggio a "Churchill, Polar Bear Town".
La pellicola di Ainara Vera ha colpito la Giuria internazionale del 71. Trento Film Festival che ha motivato così il massimo riconoscimento: “Per il potente uso del linguaggio cinematografico nel raccontare con empatia la storia di due donne che tracciano la rotta del proprio destino”.
Hayat è un'esperta donna di mare abituata a navigare nell'Artico, veleggiando lontano dal resto dell'umanità e dalla sua traumatica infanzia in Francia.
Quando però la sorella minore, Leila, dà alla luce una bambina, Inaya, si affaccia all'orizzonte la promessa di un nuovo inizio. I mondi e le vite delle due sorelle vengono sconvolti, mentre entrambe intraprendono un viaggio profondamente personale, guidate dalla Stella Polare, per invertire il destino della loro famiglia.
Per il presidente Mauro Leveghi: “Quello di Hayat è un percorso di rinascita e di speranza nel quale possiamo specchiarci e riconoscerci individualmente e collettivamente: è la testimonianza che la spirale negativa che a volte sembra inghiottire tutto, nella vita privata così come nella società, può essere spezzata, e che la forza della vita può far superare anche le difficoltà più grandi».
In un’edizione che si è distinta per un numero record di registe in concorso, assegnare il Gran premio a un film in cui le donne sono protagoniste sia dietro che davanti alla macchina da presa, fa sì che questa edizione del Festival si chiuda in modo assolutamente coerente con i suoi principi e i suoi valori”.
“An Accidental Life” di Henna Taylor vincitore della Genziana d'oro del Cai secondo presidente generale del Club alpino italiano, Antonio Montani: “È un esempio lampante di come la montagna possa essere non solo un ambiente naturale da conoscere, frequentare e rispettare, ma anche il luogo dove poter rinascere, acquisendo piena consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, vecchi e nuovi. Sui sentieri e in parete è possibile vedere il bello che la vita può regalare, anche dopo che tutto sembra perduto”.
Fra i premiati come evidenizato anche Werner Herzog per un film che la giuria ha definito come: “Un sentito omaggio a due vite molto speciali di esploratori insaziabili e visionari e per aver valorizzato il loro lavoro di cineasti”.
La pellicola di film di Herzog - un nome che è parte della storia del Trento Film Festival, tante volte in programma e premiato a Trento nel 2020 con il Grand Prix dell’International Alliance for Mountain Films - celebra da un nuovo punto di vista, lavorando su spettacolari materiali d’archivio, la memoria dei famosi coniugi vulcanologi francesi.
Il premio della giuria è stato assegnato infine a "Forêts" del regista canadese Simon Plouffe : “Per la grande coerenza della visione e per aver creato un'esperienza cinematografica ipnotica e immersiva”.