Musica / Il live

Tutta l'energia e le suggestioni del celtic punk targato The Rumpled sabato 26 ottobre al Drago Vaia Regeneration

L’intervista alla band che unisce musicisti trentini ed altoatesini

di Fabio De Santi

TRENTO. Dopo un periodo davvero intenso con una serie di live attraverso il vecchio continente con tappe anche in Francia e nel Regno Unito, dove hanno suonato per la prima volta, i The Rumpled tornano nella loro terra per un concerto dalle forme particolari. L’appuntamento con i ritmi celtic punk dei Rumpled si lega infatti a Drago Vaia Regeneration, luogo in cui suoneranno sabato 26 ottobre alle 15.30 nell’ambito del festival Alpitudini (in caso di maltempo l’evento, gratuito, si terrà al Centro Congressi di Lavarone alle 17.30).

Ne abbiamo parlato con la band che unisce musicisti trentini ed altoatesini formata da Giacomo "Jack" Merigo (voce), Tommaso "Tommy" Zamboni (fisarmonica), Patrizia "Patty"Vaccari (violino). Davide Butturini (chitarre), Federico Fava (batteria) e Luca Tasin (basso).

Che effetto vi fa suonare in questa ambientazione legata al Drago Vaia?

“Suonare in un contesto legato al Drago Vaia è per noi incredibilmente suggestivo. Quel che esso rappresenta, la Tempesta Vaia, ha trasformato profondamente il paesaggio, lasciando segni evidenti, ma anche aprendo alla possibilità di riflessione e rinascita. Il drago, figura mitologica che incarna forze primordiali, è un simbolo perfetto di questa forza e trasformazione. Il drago rappresenta il potere incontrollato della natura (quello che abbiamo provato a sintetizzare con il nostro brano"Vaia's breath"), ma simboleggia anche la capacità di rinascere. Questa dualità tra distruzione e rinascita riflette non solo l'impatto della tempesta, ma anche il nostro rapporto con la natura con l'auspicio di raggiungere veramente un equilibrio”.

Fra l’altro l’evento supporta la raccolta fondi per la realizzazione del docufilm Nella Pelle del Drago?

“Sì, l'evento si lega alla raccolta fondi per Sotto la Pelle del Drago, un progetto che ci ha appassionato. Il film racconta il viaggio di un artista legato al fuoco, esplorando il rapporto tra uomo, natura e arte. Nato dall'impegno di un piccolo collettivo, con il supporto dell'associazione Con.Tatto e Exformat Movie, il docufilm riflette su temi come la creazione, la bellezza, la natura e le nostre responsabilità verso di essa”.

Che set avete preparato per questa occasione?

“Il live si divide in due momenti: una parte più energica in elettrico ed una acustica. Per rendere omaggio al canto del bosco, faremo risuonare la sua voce attraverso quel che ha generato: il violino che suonerà Patty è stato realizzato all’ interno del progetto Anima con il legno di un abete secolare abbattuto dalla tempesta Vaia. Ci emozionava l'idea che, in questo contesto, il violino rappresentasse simbolicamente il ritorno alla vita di ciò che era foresta. Grazie all'immaginazione e al lavoro dell'uomo, dove suoneremo e quel che sentiremo non è altro che legno prende nuova forma e ci racconta la sua storia attraverso le nostre mani”.

Negli ultimi anni avete portato il vostro celetic punk in varie zone d’Europa come accaduto anche nell’estate appena trascorsa: vi aspettavate tutta questa attenzione?

“Noi suoniamo per passione e per trasmettere emozioni, cercando di restituire al pubblico l’energia che ci dà. Le nostre aspettative sono sempre rivolte a noi stessi, a ciò che riusciamo a esprimere, quindi tutto ciò che arriva in più è una piacevole sorpresa. Non ci aspettavamo tanta attenzione, anche se abbiamo riscontrato una grande richiesta in europa e specialmente in Francia, dove il genere è molto apprezzato e la cultura della musica dal vivo è più radicata e supportata rispetto ad altri paesi come il nostro”.

Fra l’altro avete suonato per la prima volta anche nel Regno Unito.

“Anche se realtà, ci ispiriamo più all’Irlanda, con il suo spirito ribelle e la sua identità spesso in conflitto con quella del Regno Unito è stata un'esperienza che ha dato ottimi risultati: siamo partiti con l’intenzione di conoscere e farci conoscere, suonando 7 concerti in 9 giorni. Abbiamo guadagnato nuovi fan e avviato una collaborazione con un’agenzia di booking, che ci permetterà di tornare il prossimo anno. Non vediamo l’ora”.

Voi siete la dimostrazione che anche una band della nostra regione può uscire fuori dai, spesso angusti, confini locali.

“Il Trentino ha un enorme potenziale musicale, forse più di quanto ci rendiamo conto. Nonostante le dimensioni della nostra terra, ci sono molti talenti. Quello che manca, però, è l’infrastruttura che permette ai musicisti di emergere, esibirsi e crescere. Non è una critica alla nostra regione, anzi, ma appena varchiamo il confine, ci accorgiamo che altrove c'è un sostegno diverso, sia da parte del pubblico che del sistema, con un maggiore appoggio statale per i musicisti e i festival. Sappiamo che per noi la strada è più in salita, ma questo renderà il tutto ancora più soddisfacente”.

Dopo una serie di pezzi usciti quest’anno state pensando ad un nuovo album?

“Il concerto a Lavarone sarà l’ ultimo della stagione poi ci dedicheremo al lavoro in studio. Abbiamo in cantiere un nuovo Ep che uscirà nel 2025, anticipato da alcuni singoli in uscita da marzo”.

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