Arte / Esposizioni

La storia di Rovereto? In mostra, con tanta seta, grazie a Paolo Aldi e Lia Grigoletti

A palazzo Sichardt immagini antiche e contemporanee, stampate su grandi fogli di carta di seta, sorretti da fili di seta: «E’ il dna della città e della sua storia»

di Mara Deimichei

ROVERETO. I fili che tengono insieme la storia di Rovereto sono fili di seta. Questa è l'idea del fotografo Paolo Aldi (elaborata con la moglie Lia Grigoletti) che domani inaugurerà a palazzo Sichardt la mostra "Fili di seta".

La storia della seta per raccontare la storia della città, la storia delle donne, dei mercanti ma anche dell'architettura. E a fare da voce narrante sono delle fotografie che diventano poesia e che sono anche ricamate. Con filo di seta naturalmente.

Che mostra sarà quella allestita al secondo piano di palazzo Sichardt?

Sarà un percorso storico attraverso 500 anni di vita della città. Io e mia moglie ci abbiamo lavorato un anno perdendoci anche negli archivi storici comunali, camminando per la città. Sul rapporto fra l'industria delle seta e Rovereto c'è tantissimo materiale ma si tratta spesso di pubblicazione specialistiche. Quello che io ho voluto rendere, invece, è un racconto sì rispettoso di quelli che sono stati i fatti, ma poetico.

Cosa troverà il visitatore?

Il percorso inizia con venti grandi fogli, da un metro per due. Fogli particolari che abbiamo cercato e voluto per essere al massimo aderenti al tema. Si tratta infatti di fogli di carta di gelso creati da una carteira giapponese. Su questi fogli abbiamo stampato artigianalmente delle fotografie che sono immagini fuse l'una nell'altra. La prima immagine, quella del Leno ad esempio, sfuma nella seconda che ritrae volti di contadine che quindi sfuma in quella di un edificio. E le opere non sono state attaccate ai muri ma veleggiano nella stanza. Si muovono con il passaggio delle persone, subiscono gli effetti dell'umidità. Si comportano come fogli di seta.

E ci sono anche fili di seta.

Con mia moglie Lia abbiamo voluto sottolineare degli aspetti delle immagini e lo abbiamo fatto ricamandoli con fili di seta. Io e lei come in un filò e devo dire che è stato molto rilassante. Con i ricami abbiamo evidenziato i nomi delle lavoratrici in una azienda serica del 1800 di cui abbiamo trovato i registri. O abbiamo ricostruito la facciata di palazzi Sichardt, quando era un filatoio.

Quindi una mostra artistica che ha una valenza storica.

Pur usando l'arte, la poesia delle foto ci siamo attenuti alla verità storica. Abbiamo lavorato molto negli archivi trovando e quindi riproponendo atti notarili, liti fra tintori finite davanti al pretore, progetti di edifici. Ogni pannello ha la sua didascalia esplicativa.

Ma c'è anche la Rovereto attuale?

Sì, una stanza è dedicata a delle foto in bianco e nero formato A4. Immagini di pura documentazione che raccontano quanto anche la città di ora sia figlia della seta. Ci sono anche l'orto del Comune e il centro Biotech dove le proteine della seta vengono utilizzate per creare parti del corpo.

Un'attenzione particolare è dedicata alle donne e ai mercanti.

Sì, abbiamo lavorato molto sul tema del lavoro femminile. Le donne nei campi e nelle filande che subivano condizioni dure ma che hanno così iniziato la loro emancipazione. E per i mercanti siamo partiti da quelli che erano scesi da Norimberga e che avevano portato il know out dell'arte serica e che qui si sono radicati. Mercanti che ogni volta che partivano facevano testamento.

Un po' dell'arte della seta ha "vissuto" anche a casa vostra.

Abbiamo allevato dei bachi per arrivare alla falena. Per poterla fotografare. E c'è anche lei nella mostra.

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