Gelata su Whirlpool, Trento a rischio
I 450 lavoratori Whirlpool di Spini di Gardolo e i sindacati Cgil, Cisl, Uil sono preoccupati per il futuro dello stabilimento di Trento. Nell'incontro di ieri mattina la direzione aziendale ha spiegato che, dopo aver chiuso in rosso il bilancio 2012, l'andamento del mercato risulta negativo anche per il 2013. L'anno scorso Whirlpool Europe, a cui fa capo lo stabilimento di Trento, ha chiuso con una perdita di 52 milioni di dollari. Nel primo trimestre 2013 l'Europa è la sola area in rosso del gruppo, con 8 milioni di perdita
I 450 lavoratori Whirlpool di Spini di Gardolo e i sindacati Cgil, Cisl, Uil sono preoccupati per il futuro dello stabilimento di Trento. Nell'incontro di ieri mattina la direzione aziendale ha spiegato che, dopo aver chiuso in rosso il bilancio 2012, l'andamento del mercato risulta negativo anche per il 2013. L'anno scorso Whirlpool Europe, a cui fa capo lo stabilimento di Trento, ha chiuso con una perdita di 52 milioni di dollari. Nel primo trimestre 2013 l'Europa è la sola area in rosso del gruppo, con 8 milioni di perdita.
Sulla base di questi dati che, a fronte di ulteriori contrazioni di mercato, non renderebbero più economicamente sostenibile la capacità produttiva installata attualmente, Whirlpool Europe ha avviato un'analisi della possibile riorganizzazione delle produzioni nel comparto freddo (frigoriferi) e washing (lavatrici e lavastoviglie) in Europa, che potrebbe comportare la chiusura di uno o due stabilimenti in tutto il continente.
La direzione aziendale di Spini si è limitata a ribadire ai sindacati che nessuna scelta è stata ancora presa sui singoli siti produttivi interessati dalla ristrutturazione. «Posso confermare solo che la situazione in Europa è critica - dice il direttore Manuel Rossi - Abbiamo condiviso questa preoccupazione con i rappresentanti dei lavoratori».
In Europa la multinazionale Usa ha fabbriche, oltre che in Italia, in Francia, Svezia, Polonia e Slovacchia. I comparti interessati dalle possibili chiusure, però, sono quello del freddo, che si trova quasi tutto in Italia e nello stabilimento polacco, e del washing che è in Italia e in Francia. Ma le fabbriche dell'Est hanno un'operatività elevata per cui a rischio sono quelli dell'Europa occidentale, cioè Amiens, Cassinetta (Varese), Siena e, appunto, Trento.
«Siamo preoccupati - dice Luciano Atanasio della Uilm Uil che con Roberto Grasselli della Fiom Cgil e Luciano Remorini della Fim Cisl ha partecipato all'incontro di ieri - perché lo stabilimento di Trento non è a pieno regime. Ma può avere qualche chance in più di altri grazie all'intervento della Provincia».