Subaru, c'è l'accordo: un anno di cassa integrazione
Michele Guarda (Cgil), a trattativa conclusa: «Non possiamo dire nulla circa i nostri interlocutori al tavolo né circa Confindustria, che hanno cercato di capire la situazione. Né possiamo dire niente alle istituzioni, che sono state vicine ai lavoratori in ogni fase del confronto. Ma l'atteggiamento della proprietà, francamente, ci ha lasciati costernati, ha dimostrato una sensibilità sindacale pari a zero. Peggio»
ALA - Viste le premesse, un mezzo sorriso devono averlo fatto, i sindacati. Perché alla fine un accordo, alla Subaru, l'hanno strappato. E visto come sono andate le trattative non era scontato: un anno di cassa integrazione per i tanti che non seguiranno l'azienda a Milano. È qualche cosa, appunto. Meno di quel che sulla carta era possibile ottenere, ma ampiamente più di quanto l'azienda fosse disposta a concedere. Perché dalla ditta nipponica sono arrivate più chiusure che disponibilità. Tanto che i sindacati, ora che l'inchiostro della firma è quasi asciutto, non riescono a non notare che «Subaru ha offeso il mondo del lavoro, dimostrando una sensibilità sindacale pari a zero».
Di schiaffo parla infatti Michele Guarda (Cgil), a trattativa conclusa: «Non possiamo dire nulla circa i nostri interlocutori al tavolo né circa Confindustria, che hanno cercato di capire la situazione. Né possiamo dire niente alle istituzioni, che sono state vicine ai lavoratori in ogni fase del confronto. Ma l'atteggiamento della proprietà, francamente, ci ha lasciati costernati, ha dimostrato una sensibilità sindacale pari a zero. Peggio. Dopo essere stata per anni in Trentino, dopo aver ottenuto da questa comunità ciò che serviva per lavorare bene, si è comportata in un modo che mai avremmo immaginato. Quello di Subaru è stato uno schiaffo a tutto il mondo dei lavoratori».