Lavoro: donne, cresce il distacco sui salari
In tre anni, tra il 2010 e il 2012, gli stipendi lordi dei dipendenti privati in Trentino sono cresciuti. Ma, nello stesso tempo, sono aumentate ancora le differenze tra salari dei dipendenti e delle dipendenti. Tanto che, nel 21012, la distanza tra redditi degli uomini e quelli delle donne è aumentata tanto da arrivare a superare i 9.600 euro. A fotografare l'andamento dei redditi delle imprese private registrate all'Inps è il Rapporto sulla coesione sociale dell'Istituto di previdenza sociale
In tre anni, tra il 2010 e il 2012, gli stipendi lordi dei dipendenti privati in Trentino sono cresciuti. Ma, nello stesso tempo, sono aumentate ancora le differenze tra salari dei dipendenti e delle dipendenti. Tanto che, nel 21012, la distanza tra redditi degli uomini e quelli delle donne è aumentata tanto da arrivare a superare i 9.600 euro.
A fotografare l'andamento dei redditi delle imprese private registrate all'Inps è il Rapporto sulla coesione sociale dell'Istituto di previdenza sociale uscito alla fine dell'anno scorso. Sulla base dell'analisi dei cedolini dei salari delle aziende destinati ai dipendenti uomini e donne, emerge che la distanza tra la busta paga dei due generi nei tre anni segnati dalla crisi economica del 2010, 2011 e 2012, è cresciuta. Nel 2010, secondo l'Inps, infatti, le donne in Trentino guadagnavano circa 20.500 euro contro i 29.400 degli uomini (lordi e annui). La differenza era insomma vicina agli 8.900 euro. Due anni dopo, nel 2012, la situazione vede le donne salire a 21.047 euro, gli uomini a 30.649 euro: la distanza tra gli stipendi si è allargata a oltre 9.600 euro.
Le ragioni dell'incremento della distanza, secondo gli esperti del settore, sono legate a fattori culturali e di organizzazione del lavoro che favoriscono la presenza degli uomini ai piani alti delle imprese. Secondo recenti ricerche sul settore lavorativo provinciale, infatti, se si guarda al comparto dei dirigenti e dei quadri, la stragrande maggioranza dei posti va agli uomini.
Non solo, come spiega ad esempio Annelise Filz, avvocato in prima linea nelle battaglie per le pari opportunità, visto che normalmente è l'uomo ad avere un salario più elevato in famiglia, nel caso di scelte di riduzione dell'impegno lavorativo per seguire i carichi familiari, è la donna a staccarsi dall'ambito lavorativo. In questo modo, infatti, si riduce l'impegno del soggetto che, tra i due genitori, ha un salario meno alto.
Ci sono poi anche condizionamenti di tipo culturale che spingono, nel caso della nascita di un figlio, a far sì che sia la madre a prendere i congedi di maternità e non il padre a prendere i permessi di paternità. «In alcuni ambienti di lavoro - aggiunge Filz - si guarda al collega che prende il congedo di paternità quasi come a un "mammo" che viene quindi deriso e preso in giro. E invece vedo che ci sono sempre più padri che gestiscono la loro paternità con grande attenzione per i figli». Secondo Filz, poi, servirebbe anche una modifica della legislazione del lavoro per rendere meno onerosa la scelta di prendere un periodo di paternità. «Se - spiega l'avvocato - fosse coperto il mancato salario al 100% come capita in altri Paesi del Nord Europa, allora la scelta sarebbe probabilmente più diffusa».
Il divario tra uomini e donne non deve poi far trascurare un problema sui salari che riguarda tutte e due i generi in Trentino. Le buste paga della nostra provincia si confermano infatti tra le più basse del Nord Italia. Di fatto, la media che è pari a 26.647 euro pone il Trentino al terzultimo posto nel Nord Italia davanti solo a Veneto e Friuli Venezia Giulia. Nella classifica dei redditi del settore privato a primeggiare è la Lombardia ce arriva a superare in media i 30.700 euro. Merito, tra l'altro, del fatto che proprio a Milano e nel territorio attorno al capoluogo ci sono moltissime industrie di grandi dimensioni e, soprattutto, grandi aziende del settore finanziario come le banche d'affari e le società attive in settori come la Borsa e l'alta finanza che aumentano la media dei salari.