Terzo settore, 1 milione di lavoratori in più
ROMA - Nell’arco di dieci anni il settore del «no profit» è cresciuto di circa un terzo, e ormai sono oltre 300 mila le realtà che lo compongono, dalle organizzazioni assistenziali alle associazioni culturali o sportive. L’ultimo censimento dell’Istat sul settore, che aggiorna le statistiche al 2011, parla di una crescita del 28%.E ancora più forte è stata l’espansione nell’occupazione, con quasi un milione di lavoratori, in aumento del 39,4%.
ROMA - Nell’arco di dieci anni il settore del «no profit» è cresciuto di circa un terzo, e ormai sono oltre 300 mila le realtà che lo compongono, dalle organizzazioni assistenziali alle associazioni culturali o sportive. L’ultimo censimento dell’Istat sul settore, che aggiorna le statistiche al 2011, parla di una crescita del 28%.
E ancora più forte è stata l’espansione nell’occupazione, con quasi un milione di lavoratori, in aumento del 39,4%. Ma l’avanzata più imponente è quella dei volontari, un esercito fatto di 4,7 milioni di persone, lievitato del 43,5% rispetto al 2001, data dell’ultima rilevazione generale.
La crisi quindi non ha fermato il Terzo settore, una sorta di terra di mezzo tra l’economia e la società, che non opera per il profitto, ma reinveste i guadagni nelle proprie attività. Una «mission» a cui in Italia credono in tanti, visti i numeri.
Basti pensare che 2,6 milioni di lavoratori prestano servizio come volontari, dopo le ore passate in ufficio o in fabbrica. Da soli sono oltre la metà del totale dei volontari. Seguono i pensionati, poco più di un quarto del complesso, mentre il resto è fatto da studenti, casalinghe o disoccupati. Guardando all’età, colpisce la quota di giovani, under 30, in tutto quasi un milione, a fronte di poco più di 700 mila over 64. Passando al genere, le donne volontarie raggiungono quota 1,8 milioni. Tra i dipendenti, invece la componente femminile ha la predominanza, vantando ben 494 mila addette su un totale di 681mila. Oltre ai dipendenti risultano occupati nel terzo settore anche 270 mila collaboratori, quasi triplicati tra un censimento e l’altro.
Alla presentazione del rapporto è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, secondo cui bisogna «costruire attorno all’economia sociale e solidale il futuro del Paese, puntando su imprese cooperative, imprese sociali, cooperative di comunità».
Ma prima che Poletti prendesse la parola, i precari dell’Istat hanno portato la protesta sul palco destinato ai relatori, per ricordare la situazione in cui versano 378 di loro, tutti senza posto fisso. Hanno manifestato anche la loro contrarietà al decreto sul lavoro, definito come un atto d’imperio. Subito è arrivata la replica del ministro, che ha spiegato come considerarlo «un atto autoritario» non corrisponda «ai fatti».