Ikea punta a Nord, Trento in campo
L'Ikea sembra essere intenzionata a tornare alla carica sull'asse dell'Adige, con la possibilità di aprire un proprio punto vendita tra Verona e Innsbruck, questa volta andando a investire su Bolzano. A tre anni di distanza dall'interessamento su Trento, a seguito delle novità sulla vicenda Whirlpool, ora l'Ikea pare intenzionata a trattare per entrare nell'area della Metro a Bolzano. I contatti sarebbero stati avviati con immobiliaristi sudtirolesi, ma per ora conferme dalla multinazionale non ne sono arrivate
L'Ikea sembra essere intenzionata a tornare alla carica sull'asse dell'Adige, con la possibilità di aprire un proprio punto vendita tra Verona e Innsbruck, questa volta andando a investire su Bolzano. A tre anni di distanza dall'interessamento su Trento, a seguito delle novità sulla vicenda Whirlpool, ora l'Ikea pare intenzionata a trattare per entrare nell'area della Metro a Bolzano. I contatti sarebbero stati avviati con immobiliaristi sudtirolesi, ma per ora conferme dalla multinazionale non ne sono arrivate.
Di fronte a tale scenario, e alla crisi che morde, arrivano dal Trentino due prese di posizione rispetto ai piani di Ikea. Da un lato quella della consigliera provinciale del gruppo misto Manuela Bottamedi che chiede alla giunta Rossi di farsi avanti con il gruppo svedese. Dall'altra quella del vicepresidente dell'esecutivo provinciale, Alessandro Olivi, che dice di essere pronto a sedersi al tavolo con Ikea se arrivasse una nuova offerta concreta da parte del gruppo.
La notizia, rimbalzata da Bolzano ieri, di un possibile investimento di Ikea proprio nel capoluogo sudtirolese, ha sollecitato un appello alla Provincia da parte di Manuela Bottamedi. «Il governo provinciale apra con coraggio al colosso svedese - sostiene la consigliera provinciale - facendo al più presto un'offerta appetibile e sfruttando le possibilità già a suo tempo percorse da Ikea». Per Bottamedi «abbiamo pochissimo tempo. L'alternativa è che i soldi dei trentini continuino a finire nelle regioni limitrofe». Se Ikea aprirà a Verona e Bolzano come pare, le due città «diventeranno sempre più le mete commerciali dei trentini, che abbandoneranno e svuoteranno Trento nel fine settimana a favore dei vicini mercati altoatesino e veneto».
Per la Provincia è Olivi a chiarire che la porta per l'Ikea è ancora aperta e che se ci sarà un progetto che possa portare lavoro, il confronto è più che auspicabile. Ma non, però, per sostituire l'attività alla Whirlpool: «In quel caso il nostro obiettivo è quello di mantenere la vocazione industriale del sito - sottolinea Olivi - se invece c'è la possibilità che ci sia un progetto che porta occupazione aggiuntiva e non sostitutiva a quella dell'industria, ben venga un tavolo con Ikea».
La trattativa con il colosso svedese sarebbe una sorta di deja vu, visto che già tre anni fa la multinazionale del mobile aveva sondato il terreno per capire se fosse possibile aprire in Trentino. «Allora avevano fatto una proposta impraticabile - ricorda Olivi - perché volevano un'area non edificata da parte della Provincia e superfici che non erano in quel momento individuabili né facili da trovare». Ora, alla luce anche della crisi che morde e ha tolto posti di lavoro anche nel commercio, una proposta di Ikea viene comunque considerata la benvenuta.
«Noi siamo aperti a un investimento di Ikea, anche se va detto che loro hanno però bisogno di aree grandi. Oggi siamo in un momento in cui non possiamo permetterci di fare gli schizzinosi e tutto ciò che serve a portare lavoro va considerato» spiega Olivi. Che lancia anche l'ipotesi di una «alleanza con Bolzano su questo aspetto. Se Ikea ha bisogno di posizionarsi sull'asse dell'Adige, credo però che il Trentino è più appetibile essendo più legato al bacino pedemontano». Olivi conferma quindi «la volontà di prendere contatti con Ikea: se loro hanno una proposta per piazzare un negozio sull'asse nord sud noi ci siamo».
«I dati dell'assessorato al welfare sui recuperi milionari rispetto al reddito di garanzia e sull'implementazione di controlli automatici per evitare benefici indebiti sono una buona notizia». Ma, secondo la Uil provinciale, occorre fare di più e arrivare a chiedere ai beneficiari di impegnarsi in lavori socialmente utili.
Lo ribadisce il segretario della Uil trentina, Walter Alotti, che spiega come è «evidente che i benefici alle 10.000 famiglie trentine interessate è circoscritto all'integrazione dei consumi» ma «è assolutamente non producente sotto il profilo dell'incentivo all'occupazione e/o reimpiego dei senza lavoro. Il mero obbligo dei beneficiari di sottoscrizione di disponibilità all'accettazione di un lavoro» «è troppo debole». Per la Uil, invece, serve «trovare una formula che obblighi almeno un membro idoneo delle famiglie che beneficiano della provvidenza, di prestare almeno un qualsivoglia "lavoro sociale" per la comunità» che impiega tante risorse (67 milioni negli ultimi quattro anni) per combattere il rischio povertà.