Per comprare casa ci vogliono quasi 6 anni di stipendio
Servono 5,8 anni di stipendio per comprare casa in Italia. Se anche tutti i soldi che ogni italiano guadagna fossero destinati esclusivamente al mattone e a nessun altro scopo, ci vorrebbe ancora un bel po’ per coronare il sogno di acquistare un appartamento, nemmeno troppo grande, di 65 metri quadri.
Eppure i prezzi stanno scendendo e ad evidenziarlo è anche l’ultimo studio di Tecnocasa che, rispetto al 2013, rileva nella prima parte del 2014 una leggera diminuzione del numero di buste paga necessarie per procedere ad un rogito dal notaio.
Due anni fa le annualità necessarie all’acquisto erano infatti 6. E se si procede a ritroso, verso i picchi degli anni 2000, si scopre che tra 2006 e 2007 bisognava teoricamente lavorare e mettere tutto lo stipendio da parte per 8,6 anni consecutivi.
Da allora i prezzi sono andati progressivamente diminuendo, in parallelo con la contrazione, in certi casi drastica, delle compravendite. Il mercato è infatti tuttora quasi congelato. Grazie a richieste decisamente più accessibili rispetto al passato, nel 2014 si è assistito ad una lenta e ridotta mini-ripresa delle transazioni, che dovrebbe protrarsi, secondo le previsioni anche nel 2015. Tuttavia, i prezzi dovrebbero scendere ancora, in una forbice compresa, secondo Tecnocasa, tra -1% e -3%.
Guardando al primo semestre del 2014, ovvero agli ultimi dati disponibili, a livello locale Roma è la città in cui lo stacco tra anni di lavoro necessari e prezzo degli immobili è più evidente: nella capitale servono 9,5 annualità interamente destinate all’acquisto. Segue Milano con 7,9 anni. A Palermo e Verona ne servono invece decisamente meno, 3,6 nel capoluogo siciliano e 3,9 nella città scaligera.
Effettuando un confronto a distanza di dieci anni, si evince che a livello nazionale la differenza è stata consistente, infatti si è passati da 7,8 annualità nel 2004 a 5,8 nella prima parte del 2014. In questo lasso temporale è Milano la città in cui si è avuta la variazione più consistente: dalle 11,1 annualità del 2004, infatti, si è passati alle 7,9 di quest’anno. Altri due capoluoghi fanno segnare variazioni interessanti: -3,1 a Firenze (7,2 annualità) e -3 a Bologna (5,7 annualità). Bari, Genova, Torino e Verona hanno evidenziato un andamento in linea con il dato nazionale: nel capoluogo pugliese servono 2,1 annualità in meno, mentre le altre tre città segnano -1,9. Roma ha invece sostanzialmente tenuto.
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