La lotta di classe è vinta dai ricchi
Oggi pomeriggio in Biblioteca comunale Innocenzo Cipolletta ha presentato il libro di Marco Revelli "La lotta di classe esiste e l'hanno vinta i ricchi. Vero!". Un'appassionante trattazione della storia della lotta di classe in Italia dagli anni Cinquanta ad oggi che si è amaramente conclusa con un inopinabile verdetto: "è stata vinta dai ricchi". Dalle tesi keynesiane del dopoguerra, che caldeggiavano l'interventismo dello Stato nelle politiche economiche, al liberismo ideologico degli anni Settanta: un viaggio nel percorso vissuto dal nostro Paese ne nel mondo fino alle considerazioni conclusive, che hanno tracciato un panorama critico accentuato da un trend in costante crescita di accumulo di ricchezza nelle mani di pochi a discapito di una grossa fetta di popolazione che permane in uno stadio di povertà se non indigenza. E la tesi sostenuta da Revelli dimostra, infine, che anche l'ambiente è stato ineludibilmente coinvolto in questo processo e a farne le spese è sempre la middle class.
L'artefice del libro "La lotta di classe esiste e l'hanno vinta i ricchi. Vero!", Marco Revelli, ha esordito oggi nell'Incontro con l'autore in Biblioteca comunale con queste parole: "dopo anni di controverse teorie sulla lotta di classe siamo ora giunti a dover confutare la parabola del "Ricco Epulone che banchetta, mentre lo schiavo Lazzaro si ciba delle sue briciole che lascia cadere sotto il tavolo". Una storia conosciuta a tutti e che sosteneva questo credo: più la ricchezza si accumula in alto, tra pochi privilegiati, e più aumenta la possibilità che qualcosa, anche se in minima parte, raggiunga anche il resto della popolazione meno abbiente." Ad oggi 83 miliardari nel mondo controllano una ricchezza pari a quella di 2 miliardi di persone. Un dato che deve far riflettere e anche i cosiddetti "ex Paesi in via di sviluppo", Cina e India, registrano disuguaglianze sociali forti cresciute negli ultimi anni in maniera esponenziale. "Come si è giunti a questo stato di cose? ha commentato Revelli. Tutto ha avuto inizio quando a fine anni Settanta la lotta di classe si è posta "alla rovescia" vista l'ossessione dei decisori pubblici a combattere la disoccupazione e, successivamente, l'inflazione." Le teorie economiche del tempo sostenevano che l'inflazione si combatteva abbattendo i salari e il risultato è stato impasse e stag-flazione, cioè stagnazione economica e aumento dell'inflazione. Uno degli interventi che ha nuociuto di più è stato affrontare la crisi delocalizzando le imprese all'estero con basso costo del lavoro. "Da allora in poi – ha dichiarato Revelli – il lavoro è arretrato e il profitto è cresciuto, a spese del reddito, e sono cominciate la disuguaglianze sociali. Oggi, studi del Fondo Monetario Internazionale ci rivelano che il divario tra monte salario e monte profitto si è alzato di 10-15 punti percentuali! Un esempio emblematico, inoltre, sta nel misurare il rapporto in scala tra la retribuzione di un amministratore delegato e un operaio nel '60, che era di 25 volte superiore, rispetto ad oggi che arriva a toccare punte di 750 volte superiore!" La lotta di classe è stata vinta dai ricchi, questa asserzione è indubbia e il risultato è stato alimentato anche da decenni di politiche economiche errate in cui, per stimolare il PIL, si insisteva sull'aumento forzato dei consumi e, in parallelo, la riduzione degli stipendi. Infine, Revelli ha dato accento al tema dell'ambiente "il più bistrattato" e il suo rapporto con le diseguaglianze sociali. L'ambiente reagisce come può all'intervento in taluni casi devastante dell'uomo, come la deforestazione in Brasile: si autopunisce, ci punisce, si autocorregge. Dall'era del carbone all'utilizzo odierno di sostanze tossiche o inquinanti (se non mortali), a pagarne le spese è sempre la classe di popolazione più povera. "Ricordiamo emblematicamente gli operai che lavoravano l'eternit nell'azienda di Casale – ha invitato l'autore - che si ammalavano di tumore e non avevano i soldi neppure per pagarsi un avvocato, mentre i titolari della ditta – la "classe ricca" - conoscevano la sua pericolosità e rimanevano omertosi ed indifferenti".