OltrEconomia, un film sul G8 del 2001 per non dimenticare
Dal 20 Luglio 2001 sono passati quattordici anni, ma guardare un documentario che parla dei fatti avvenuti in quella data è forse più attuale di quanto possa sembrare. Ieri sera all'OltrEcononima Festival, per problemi tecnici, non è stato possibile proiettare “Qui”, documentario di Daniele Gaglione sui No Tav della Val di Susa: la scelta per la sostituzione è ricaduta su “The Summit. Genova: i tre giorni della vergogna”. Un film, appunto, attuale.
Nel verde e nel silenzio del parco Santa Chiara, ma man mano che le scene si susseguivano sullo schermo, questo silenzio si è caricato di una serietà e di una tensione emotiva che travalicava la mera concentrazione. Come mai? I fatti del g8 di Genova sono noti a tutti e dalle scene che ricordiamo - a volte, magari, presentate in maniera un po' distorta - è passato molto tempo, ma riproporre certe tematiche non è soltanto un interesse storico. Ieri sera all'OltrEconomia un nutrito numero di persone, nonostante fosse domenica, nonostante la pioggia pomeridiana, ha scelto di spendere la propria serata in modo impegnato ed impegnativo, perché immagini di tanta violenza e soprattutto tanta violenza tra pari, impunita ed ingiustificata sono difficili da metabolizzare. The Summit è un documentario di inchiesta edito in Italia nel 2012, per la regia Franco Fracassi e Massimo Lauria. Si tratta di un monito alla coscienza che non può e non deve lasciare indifferenti, nemmeno oggi, quattordici anni dopo, nemmeno a Trento, a centinaia di chilometri di distanza dai fatti.
In questi giorni di Festival, quello dell'Economia e quello dell’OltrEconomia, non sfugge la presenza di tanti giornalisti. Un elemento che ritorna anche nella pellicola. E, viene da chiedersi, anche oggi basta un niente perché da un contesto di pace, di condivisione culturale, di dibattito sociale si passi alla violenza e al disumano (così i fatti di Genova vengono definiti nella pellicola)? Fatte le debite proporzioni, in questi giorni mentre le conferenze, gli incontri, i dibattiti proseguono serenamente, gli assillanti trentini occupano uno stabile in via Mattioli, Renzi viene contestato in piazza, gli alcolici si bevono nei parchi nonostante i nuovi divieti. Oggi, a Trento, è andato tutto liscio ed è giusto che sia così: ma, e il film in questo senso è un monito, ricordiamoci sempre del perché è andata. Il film si chiude con una frase raggelante nella sua semplicità. Un ragazzo muore e le registrazioni immortalano una poliziotta che urla “Uno a zero per noi”. Ma chi è quel noi? Questo è un documentario, non un film, come è invece il suo contemporaneo e forse più famoso Diaz – don't clean up that blood, e proprio per questo inquieta e fa riflettere di più: ricordiamoci che quel noi è un noi universale. Dimenticare tutto questo rappresenterebbe un aiuto per la violenza. E se “Mobilità sociale” è il tema del Festival dell’Economia, su quella seconda parola ieri sera l'OltrEconomia ha richiamato ancora una volta l'attenzione.
di Lucia Rosanna Gambuzzi
Studentessa universitaria che partecipa all'inizativa Adige/Vodafone