Cassa integrazione per tutti via libera di Roma al Trentino
Arriva la cassa integrazione per i dipendenti che oggi non ce l'hanno. Cifre che vanno da circa 900 euro a 1.100 euro al mese e che potranno interessare tutti i dipendenti delle imprese sotto quota 15 addetti che oggi, nei casi di sospensione dal lavoro per difficoltà dei propri datori di lavoro, sono di fatto scoperti sul fronte del sostegno al salario.
Il via libera ufficiale allo strumento - se provinciale o regionale è ancora da definire nel dettaglio - che aumenterà le tutele ai lavoratori trentini in difficoltà temporanea è arrivato ieri da Roma. Il consiglio dei ministri ha dato infatti l'ok al Fondo di solidarietà territoriale intersettoriale per le Province di Trento e di Bolzano. Ora, affinché le prestazioni possano partire, serve un accordo istitutivo tra le parti sociali (associazioni degli imprenditori e i sindacati) che deve poi essere recepito dal ministero del lavoro.
Ristoranti, bar, artigiani coperti
La norma che consente l'istituzione del fondo per istituite il sostegno al reddito per le imprese con meno di 15 dipendenti per Trento e Bolzano è contenuto in uno dei decreti attuativi del Jobs Act approvati ieri a Roma dal governo Renzi. La grande novità rispetto a quanto accade oggi in Trentino è il fatto che si potrà dare la cassa integrazione, ossia il sostegno pari all'80% del reddito da 900 euro a 1.100 euro al mese, per un massimo di 26 settimane (circa 7 mesi), anche se è possibile che alla fine lo standard sarà di 13 settimane di sostegno al reddito, visto che le prestazioni dovranno essere proporzionate alle risorse che entreranno nel fondo. Coperti saranno, secondo le intenzioni, tutti i dipendenti delle aziende con meno di 15 dipendenti. In pratica, rispetto ai settori coperti oggi dalla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, che sono di fatto l'industria e tutte le sue articolazioni e il commercio con più di 50 dipendenti, una volta entrato in vigore il nuovo fondo coprirà dai ristoranti ai bar, dagli studi commerciali alle piccole strutture turistiche, senza dimenticare gli artigiani.
Versamenti dello 0,45% annuo
Il decreto fissa poi un tasso pavimento per l'aliquota sul reddito imponibile previdenziale (il salario lordo annuo) che deve essere versato al Fondo provinciale. Si tratta dello 0,45% annuo, ovvero 135 euro su un reddito lordo annuo di 30.000 euro. L'obiettivo è arrivare a 100.000 dipendenti coperti, con circa 10 milioni di euro annui per il fondo.
Cassa, disoccupazione e formazione
Per diventare operativo ora il fondo, sul modello Laborfonds per intenderci, attende un accordo tra le parti sociali che definiscano le prestazioni con un nomenclatore. Ad aderire ci saranno i sindacati e le associazioni di categoria più rappresentative. Oltre al sostegno ai salari per chi è sospeso dal lavoro per difficoltà economiche delle imprese, si prevedono sostegni ai disoccupati, il cui importo e durata si dovranno definire, e impegni per la riqualificazione professionale dei lavoratori.
Olivi: finalmente si parte
«Finalmente si parte. E con un modello che valorizza la nostra autonomia su cui il governo stesso ha deciso di scommettere». Lo dice il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi commentando l'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, dei decreti attuativi del Jobs Act. «La norma riguarda tutti i settori - spiega Olivi - ma interessa, in particolare, quelli dell'artigianato, del commercio e del turismo, ambiti nei quali non sono presenti strumenti previdenziali utili a sostenere la continuità dei rapporti di lavoro e dei versamenti contributivi nei periodi di difficoltà aziendale e, di conseguenza, la conservazione dei patrimoni di professionalità. Nell'industria inoltre si potranno finanziare interventi per la qualificazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori, ma anche per la gestione non traumatica degli esuberi di personale e per la sperimentazione di percorsi di accompagnamento alla pensione». Una scommessa, insomma, per tutto il Paese: «Ora - conclude Olivi - è importante che imprese e lavoratori facciano la loro parte».