Scandalo Volkswagen, le redini all'ex ad della Porsche Müller

Scandalo delle emissioni truccate dalla Volkswagen: il board di Volkswagen ha nominato l'ex numero uno di Porsche, Matthias Müller, nuovo Ceo dopo l'addio di Martin Winterkorn: «Saremo all'altezza delle nostre responsabilità». Ma il titolo registra un altro tonfo in Borsa. Intanto si registra l'inversione ad U di Bild su Bmw: non ci sono prove di manipolazioni. E L'Ue corre ai ripari, dal primo gennaio 2016 cambieranno i test di omologazione. Secondo gli analisti lo scandalo potrebbe aiutare Marchionne Il presidente della Bundesbank: «Compromesso il Made in Germany». E il premier italiano Renzi: «È una truffa, sia punita severamente».

Un "disastro politico e morale", un "danno enorme causato da un piccolo gruppo" di manager. Il mea culpa di Volkswagen, recitato dal presidente ad interim e sindacalista Berthold Huber, arriva mentre il gruppo di Wolfsburg ufficializza la nomina a nuovo Ceo di Matthias Mueller, incaricato di fare pulizia e rilanciare il marchio di Wolfsburg.

"Abbiamo di fronte una sfida senza precedenti", ma "possiamo superare e supereremo questa crisi", promette Mueller dopo la nomina con cui succede a Martin Winterkorn, che si è preso la responsabilità oggettiva del 'Dieselgatè. È un manager 62enne energico e veterano del gruppo, i cui quattro anni alla guida di Porsche ne hanno fatto balzare gli utili del 62%. Ma l'onda dello scandalo dei test truccati sulle emissioni nocive è lunga, e nè le scuse, nè le teste cadute e la riorganizzazione manageriale annunciata oggi riescono a contenerla: il dipartimento di Giustizia statunitense apre formalmente un'inchiesta che si annuncia pericolosissima per la casa automobilistica tedesca, visto che Washington cita "potenziali implicazioni sulla salute pubblica e l'inquinamento".

Mentre recuperano Bmw (+4%) e Fca (+3,26%), Volkswagen segna un'altra caduta in borsa, -4,32%, che porta a un pesantissimo -34% le perdite subite dall'inizio della settimana, quando il Dieselgate è esploso. Il valore del prestigioso marchio Vw, secondo Brand Finance, si è già ridotto di 10 miliardi di dollari: un colpo all'immagine che si ripercuoterà sulle vendite e che tocca lo standing della stessa Germania, dove Volkswagen rappresenta un'istituzione storica ed è partecipata dallo stato di Bassa Sassonia.

Persino la Bce prende nota, sospendendo, secondo la Reuters, gli Abs garantiti da prestiti auto targati VW. Non è un caso il cenno al "disastro politico" dei vertici del gruppo, una piaga su cui mette il dito anche il presidente della Bundesbank Jens Weidmann che parla di un Made in Germany "compromesso". e dall'Italia il premier Matteo Renzi parla di una "truffa" da punire "severamente". La Svizzera si muove subito e con i fatti, sospendendo le vendite delle vetture sospette.

Negli Usa gli avvocati si fregano le mani di fronte alle possibili class action, 27 Stati americani si preparano a fare causa e l'agenzia per la protezione ambientale (Epa) preannuncia una stretta antismog, mentre l'Europa, rallentata dalle tipiche divisioni, con gli enti di omologazione ancora divisi per nazionalità e standard che avrebbero tollerato le emissioni riscontrate negli Usa, cerca di fare il punto in vista del Consiglio sulla competitività di giovedì. Ammesso che lo scandalo non si allarghi (in molti denunciano trucchi diffusi fra le altre case automobilistiche), i danni che emergono a carico della sola Volkswagen in Europa si preannunciano elevati.

È Berlino a far sapere che, nella sola Germania, 2,8 milioni di veicoli sono stati manipolati per passare i test, e che oltre ai diesel a 1.6 e due litri sarebbero coinvolti anche gli 1.2, come la Polo, e alcuni furgoni leggeri.

I sindacati, che siedono nel consiglio di sorveglianza di VW, si disperano e il capo del consiglio di fabbrica Bernd Osterloh chiede un "cambio culturale fondamentale" all'insegna della trasparenza. Ma intanto emerge che gli aspetti chiave dei test 'taroccatì condotti negli Usa erano gestiti direttamente dai manager del gruppo VW in Europa, che in caso di mancato via libera a un modello inviavano negli Usa i loro ingegneri: secondo Bloomberg stanno per essere fatti fuori Ulrich Hackenberg, capo dello sviluppo in Audi, e Wolfgang Hatz, della Porsche.

Intanto parte una riorganizzazione del top management: Michael Horn, presidente e Ceo per gli Usa che si era detto pronto a lasciare, resta al suo posto ma ora riporterà a un capo per il Nord America, Winfried Vahland, proveniente da Skoda. Lascia il capo marketing Christian Klinger (per motivi che la casa dice non essere collegati agli ultimi eventi) e l'it aliano Luca De Meo, ex manager Fiat, diventa responsabile per la Seat.

La Svizzera ha bloccato la vendita dei veicoli diesel del gruppo Volkswagen coinvolti nello scandalo dei test, secondo quanto riporta Bloomberg citando Fedro, l'ufficio federale della viabilità elvetico. Le macchine già vendute e immatricolate non sono colpite dal provvedimento, che riguarderebbe circa 180.000 veicoli.

Frattanto, in Italia, controlli a sorpresa per un paio di mesi nelle concessionarie di automobili per verificare il rispetto dei parametri ambientali. Anche l'Italia si attiva dopo lo scandalo Volkswagen, con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in prima linea per "ricostruire la fiducia e ristabilire la verità", come indicato dal ministro Graziano Delrio, che ha annunciato controlli a campione su almeno mille automobili diesel di tutti i marchi. Il Ministero di Porta Pia, in attesa dei dati richiesti alla Germania e dentro la procedura europea, si sta attivando per identificare la prossima settimana i criteri per una serie di controlli "efficaci e autorevoli", che verranno effettuati sui mezzi di più largo uso, diesel e di tutti i marchi. Molto probabilmente si tratterà di auto a disposizione dei concessionari e scelte dal Mit.

Gli ispettori del Ministero si recheranno nelle concessionarie a sorpresa, sceglieranno le auto che verranno portate nei Centri di prova del Ministero e lì tecnici delle società certificate eseguiranno le verifiche (che non verranno fatte su strada, ma in laboratorio), con la presenza degli ispettori del Ministero a fare da supervisori. I controlli serviranno a verificare la corrispondenza con i parametri attualmente richiesti alle case costruttrici dalle norme europee e dal decreto interministeriale del 2008.

L'operazione durerà alcuni mesi (potrebbe concludersi entro fine anno) e costerà 8 milioni di euro (considerata la complessità delle prove, i costi ammontano a 8 mila euro a veicolo). Risorse che il Ministero dei trasporti ha comunque già identificato. Intanto dall'Europa agli Usa i Paesi si mobilitano con indagini (oggi è stata la volta della Norvegia) e controlli e si studia la possibilità di modificare i test sulle emissioni.

Una stretta sui test antismog è già stata decisa dagli Usa, dove è scoppiato lo scandalo Volkswagen: l'Epa, l'agenzia per la protezione ambientale americana, ha scritto a tutte le case automobilistiche e ha annunciato che cambierà i test per le emissioni dei diesel, con l'aggiunta di test su strada per verificare il rispetto delle norme antismog. Mentre il Dipartimento di Giustizia ha ufficializzato l'avvio di un'indagine per le accuse giudicate "molto seriamente". In Europa, invece, il dossier Volkswagen sarà sul tavolo del Consiglio competitività del primo ottobre a Lussemburgo. Il 6 ottobre è invece fissata la riunione degli omologatori europei, che valuteranno se sono necessarie indagini su altri produttori auto. Per gli aspetti legati al settore trasporti, inoltre, non è escluso che al Consiglio europeo dei ministri dei trasporti in agenda l'8 ottobre Burxelles, il tema venga posto a livello politico.

 

 

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