Le Casse rurali si ribellano a Matteo Renzi «Con riorganizzazione diventeremo più sicuri»
Non è vero che banche più grandi significhi automaticamente maggiore efficienza, meno sprechi e minori pericoli per la tenuta del sistema e i risparmiatori. È quanto afferma Federcasse (l'Associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali - BCC) che ieri pomeriggio ha voluto replicare a stretto giro di posta alle dichiarazioni che il premier Matteo Renzi ha lanciato dal palco della Leopolda. Il presidente del consiglio ha voluto ribadire l'equazione meno banche=più efficienza, meno sprechi e meno rischi, sottolineando per la seconda volta in pochi giorni l'urgenza di una riforma del sistema del credito cooperativo. A questo proposito Federcasse, di cui le Casse rurali trentine sono parte importante, ricorda che ha consegnato al Governo da oltre quattro mesi la propria organica proposta di riforma, condivisa con la Banca d'Italia.
«Chiarito una volta per tutte che il ritardo nell'emanazione del decreto non dipende affatto dal Credito Cooperativo, - afferma Federcasse - si attende con immutata fiducia. Respingendo però con forza la tesi che la numerosità e la dimensione delle banche costituisca di per sé un problema. Ogni BCC è oggi inserita in una rete locale e nazionale che già genera economie di scala. Il senso della riforma che è stata messa a punto va proprio nel senso di rafforzare la coesione delle BCC. Sarà un passaggio ancora più avanzato nel far sistema. Nascerà appunto un Gruppo Bancario Cooperativo, emblema di una coesione integrata adeguata ai tempi e alle regole dell'Unione Bancaria. Sarà il primo gruppo italiano per capitali tutto italiano e il terzo per volumi complessivi.» Questo secondo lo schema nazionale, mentre le rurali trentine ancora spingono per la creazione di due poli, uno nazionale e uno che comprenda gli istituti del Triveneto.
Respingendo qualsiasi legame tra la crisi delle quattro banche al centro delle polemiche di questi giorni, per il cui salvataggio il credito cooperativo ha dovuto contribuire con 225 milioni di euro, e il sistema delle BCC, Federcasse ricorda come con la riforma il sistema sarà ancora più competitivo e ancora più solido per via di meccanismi del tutto originale di coesione integrata. «Ogni singola BCC è inserita in un sistema che ha consentito, quando necessario, di risolvere al proprio interno e senza alcun contributo pubblico le situazioni di criticità.
«Più in generale - aggiunge - l'abbondanza di banche che funzionano e che mediamente sono solide non dovrebbe costituire un problema. Il pluralismo e la responsabilità gestionale affidata alle comunità è una modernissima realtà di partecipazione democratica e di mantenimento nei territori dei centri decisionali. Un numero significativo di Consigli di amministrazione non è un problema. Sono amministratori eletti dai propri soci che sono i proprietari delle cooperative bancarie che scelgono liberamente a chi affidare la gestione della propria azienda. I consiglieri di amministrazione si sobbarcano rischi crescenti e molto spesso ricevono un gettone di presenza per le riunioni. E le eventuali sanzioni non sono certo proporzionate al gettone. I veri rischi sistemici sono concentrati in grandissime banche non italiane che hanno in pancia miliardi di derivati. Le reti di imprese, anche bancarie, aiutano a eliminare inefficienze e a costruire in modo diverso le economie di scala.