La tassazione della casa in Italia fra necessità di chiarezza e riforma del catasto
Tra i temi più caldi che hanno condizionato le scelte dei nostri governi negli ultimi anni c’è senza dubbio quello legato alla tassazione sulla casa. Scelte e decisioni diverse su questo tema hanno segnato il dibattito politico e continuano a pesare sul sistema della tassazione italiana e sulla sua percezione sui cittadini.
Nell’incontro sul tema “Tassatemi tutto ma non la casa: imposizione immobiliare, taboo e crescita economica in Italia” introdotto da Enrico Bronzo giornalista de Il Sole 24 Ore, Paolo Surico, professore di Economia presso London Business School, ha esaminato questa realtà a partire dagli effetti avuti sui consumi delle famiglie italiane dell’introduzione dell’Imposta Municipale Unica (IMU) da parte del governo Monti . L’obiettivo primo è stato quello di individuare quali gruppi di famiglie abbiano maggiormente sofferto della nuova imposizione per comprendere anche in quale modo sia possibile migliorare l’attuale regime fiscale inerente alla tassazione immobiliare.
Paolo Surico ha posto l’accento sul titolo da lui scelto per l’incontro al Festival, “Tassatemi tutto ma non la casa”, che evidenzia come in Italia, dove la percentuali di proprietari di case è superiore al 70% ben oltre la media di qualsiasi Paese Ocse, la tassazione sulla casa e l’imposizione immobiliare siano vissute in una maniera molto emotiva. La tassa sulla casa è molto difficile da evadere e per questo pur in diverse forme è fra le più in voga nei sistemi fiscali di molte nazioni. In Italia la storia della tassazione sulla casa è molto tortuosa e secondo Surico questo aspetto ha molto contribuito alla provata disaffezione degli italiani su questo tipo di tributo. Nel 1992 nasce l’Ici che rimane fino al 2008 quando Berlusconi abolisce quella sua prima casa, poi il governo Monti rintroduce questa tassa sotto il nome di Imposta Municipale Unica (Imu) anche sulla prima casa mentre Renzi nel luglio 2015 decide nuovamente di togliere l’Imu sulla prima casa. Monti, in un difficilissimo quadro economico per la crisi del debito, decide anche di aumentare la rendita catastale del 60% in maniera generalizzata senza tenere conto delle differenze di posizione o di geografia anche se le rendite, bisogna ricordarlo, erano di fatto bloccate agli anni ‘80.
“Questo quadro di continue modifiche – ha spiegato Surico - si inserisce in un sistema di valori catastali che non sono in linea con i valori di mercato e quindi non permettono una precisa e accurata tassazione e di incertezza sull’imposizione che subisce sempre modifiche. I consumatori come le imprese detestano l’incertezza specie quando si decide sulle abitazioni”. La riforma del catasto per Surico è dunque una priorità nell’ottica di una chiarezza sulle imposizioni relative alle abitazioni. Fra i tanti spunti offerti dal docente alla London Business School anche quello relativo alla categoria di famiglie che maggiormente anche oggi soffre per l’imposizione fiscale voluta dal governo Monti. Una categoria che Paolo Surico individua in quelle famiglie che hanno solo la prima casa, e sono il 17% in Italia, e nello stesso tempo devono sostenere il pagamento di un mutuo da estinguere sulla loro abitazione.