Rurale Valle dei Laghi: Stanchina critica la fusione con l'Alto Garda
«Una scelta sbagliata, non la condivido. E auspico ora che si apra un ragionamento sulla questione». Roberto Stanchina è assessore autonomista alle attività economiche del Comune di Trento. Stanchina si riferisce alla decisione del consiglio di amministrazione della Cassa Rurale Valle dei Laghi che ha deciso di chiudere la trattativa per la fusione con la Cassa Rurale Alto Garda e Ledro e non con la Cassa Rurale di Trento.
Per la Rurale Valle dei Laghi, la scelta della fusione è una via obbligata. Il più presto possibile, secondo il «suggerimento» della Banca d'Italia: con 34 milioni di rettifiche sui crediti, che si sono tradotte in 5 milioni di perdite nell'esercio 2014 e in 21 milioni nel 2015, non c'è alternativa. La scelta del cda di contrarre «matrimonio», per quanto forzato, con la Cassa dell'Alto Garda e non con Trento, ha sollevato un dibattito tra i soci, e alcuni sono usciti allo scoperto ( l'Adige del 17 luglio, ndr) contestando il cda guidato da Elio Pisoni: «Pare sia un mancato confronto con la Cassa Rurale di Trento» hanno denunciato. Posizione condivisa dall'assessore Stanchina.
Assessore Stanchina, lei è socio della Valle dei Laghi?
«No, vivo a Ravina, ero socio di quella di Aldeno e Cadine. Ora sono socio di quella di Trento: ho seguito con attenzione la fusione, una grande opportunità».
Perché ritiene «sbagliata» la fusione della Valle dei Laghi con quella di Arco?
«Premessa: so di non avere titolo ad entrare nel merito delle valutazioni fatte dalla cooperativa di credito, e nemmeno conosco le ragioni economico-finanziarie che la supportano. Ma sono, da assessore, nel cda dell'Apt Trento Bondone Valle dei Laghi. E da lì vedo quanto vale questo ambito territoriale che funziona benissimo, anche per il rapporto straordinario con i Comuni della valle...».
Cosa significa?
«Che le iniziative che coinvolgono la valle, come l'ultima, la Charly Gaul, o il "Divin Nosiola", dimostrano quanto città e valle siano integrate. E conta la prospettiva, lo sviluppo della ricettività in valle, B&B e agriturismi, legato al contesto di Trento: la città offre eventi culturali, la valle ricettività, pace e tranquillità. Una sinergia che è nei fatti».
E la Cassa Rurale che c'azzecca?
«Potrebbe ad esempio strategicamente intervenire con l'offerta di pacchetti di incentivi al turismo, sempre più in rete con la città. Non vedo perché il credito debba staccarsi. La Rurale Valle dei Laghi, per altro, è già presente in città con due sportelli, con soci e clienti: cosa da non sottovalutare. E molti della valle lavorano in città».
Qual è il suo auspicio?
«Quello che si apra un ragionamento nell'opinione pubblica. La voce maestra è quella dei soci, che però devono avere di fronte due proposte ben chiare, in modo trasparente, per poterle raffrontare. Non so quali siano i ragionamenti fatti dal cda, ma di fatto rinnega il collegamento con la città. L'ambito turistico dell'Alto Garda è forte di suo. Rafforzando quello di Trento, uniti, si farebbe un servizio all'intero Trentino. E la Rurale di Trento, dopo l'apertura a sud e alla destra Adige, con la Valle dei Laghi chiuderebbe il cerchio. Anche Cassa Centrale dovrebbe indirizzare di più in questa direzione. L'attenzione, oltre agli aspetti più prettamenti bancari, va posta sullo sviluppo del territorio».