Intanto Sait chiederà la cassa integrazione a zero ore per dodici mesi per tutti i 420 dipendenti della sede centrale di via Innsbruck. In questo ambito si definirà il ricorso a rotazione all'ammortizzatore sociale e si individueranno i lavoratori che potrebbero essere accompagnati alla pensione, probabilmente una trentina, nell'ambito dei 130 esuberi previsti dal consorzio della cooperazione di consumo.
«Abbiamo definito le date dei confronti - spiega il segretario della Fisascat Cisl Lamberto Avanzo - L'8 e il 10 marzo ci sarà la trattativa con Sait, il 21 marzo saremo al Servizio lavoro della Provincia per la predisposizione del documento finale».
«Sait chiederà la cassa integrazione straordinaria a zero ore per tutti i 420 dipendenti della sede centrale - prosegue Avanzo - La trattativa dovrebbe definire i termini e i paletti della rotazione». Con la cassa integrazione, sostengono i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil che seguono la vertenza, c'è davanti un anno per limitare gli esuberi e trovare soluzioni alternative. Nel frattempo chi è in cassa prenderà l'80% dello stipendio.
«Bisognerà capire i ruoli di ciascuno - dice ancora Avanzo - chi è vicino al pensionamento e sarà più disponibile alla cassa a zero ore e gli altri che invece faranno la rotazione. I dipendenti vicini alla pensione non sono molti quest'anno, ma se si considerano tre anni, l'anno di cassa integrazione e due anni di disoccupazione, c'è una trentina di persone che potrebbero arrivarci».
Un'altra strada è quella della ricollocazione. «A qualcuno degli uffici o del magazzino potrebbe essere chiesto di ricollocarsi nei negozi». Che in effetti Sait dichiara di voler potenziare.
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