Il Nobel Roth: programma per l'accesso ai trapianti nei Paesi poveri
“Negli Stati Uniti ci sono 100 mila persone in lista di attesa per avere un rene. In Messico e nelle Filippine, come in tanti altri Paesi in via di sviluppo, si muore perché non ci si può permettere un trapianto. Il nostro programma intende risolvere il problema incrociando domanda ed offerta: ospitiamo negli Usa un paziente filippino la cui moglie o marito a sua volta dona un organo ad un paziente americano, il quale avrà un parente che lo dona a sua volta, innescando in tal modo una catena virtuosa”.
Teatro Sociale pieno a Trento, ieri sera, nel primo incontro del Festival dell’economia dopo l’inaugurazione del pomeriggio.
Protagonista il premio Nobel Alvin Eliot Roth che in un intenso intervento su “Mercato e disuguaglianze nella salute”, introdotto dal direttore scientifico del Festival Tito Boeri, ha illustrato come le teorie matematiche possano favorire la parità di accesso alle politiche della salute, salvando migliaia di vite umane nel mondo.
Stavamo inseguendo Alvin Roth da anni – ha ricordato Tito Boeri - ben prima che nel 2012 si aggiudicasse il premio Nobel dell’Economia, perché la sua carriera scientifica è una lezione sul metodo degli economisti. Spesso percepiti come persone che lavorano su modelli matematici, che fanno cose estremamente complicate e poco utili. Roth con la sue ricerche e sperimentazioni ha invece dimostrato come con i modelli matematici si possano affrontare problemi concreti e salvare molte vite umane”.
Alvin Eliot Roth, 65 anni, docente alla Stanford University e alla Harvard Business School, è un economista statunitense noto per i suoi fondamentali contributi nell'ambito della teoria dei giochi e dell'economia sperimentale. Modelli matematici applicati all’economia, materia tra le più “toste” e teoriche, quindi per nulla concreta? La lezione tenuta da Alvin E. Roth a Trento ha dimostrato il contrario.
Nei Paesi ricchi migliaia di persone non riescono ad avere un trapianto di reni perché la domanda supera l’offerta. “Negli Stati Uniti ci sono 100 mila persone in lista di attesa per avere un organo da donatore deceduto ma si riescono a fare solo 12.000 trapianti l’anno perché mancano i donatori”, ha osservato Roth.
“Mentre nei Paesi poveri migliaia di persone muoiono ogni anno perché non possono avere accesso al trapianto ma neppure alla dialisi”. “Eppure – continua Roth - il rene è un organo speciale, perché può essere donato da una persona in vita”.
Da questa evidenza nasce il programma coordinato dall’economista americano, che forte di appositi modelli matematici punta ad incrociare domanda ed offerta di reni da donatori viventi tra paesi poveri e paesi ricchi. “A Toledo, nello stato dell'Ohio – spiega Roth - abbiamo ospitato per la prima volta nel 2007 una coppia filippina che non poteva permettersi il trapianto nel proprio Paese. L’intervento è stato possibile grazie ad un organo donato da un americano, mentre la moglie del paziente filippino ha donato a sua volta un rene non al marito, che non era compatibile, ma ad un altro paziente americano, il cui parente l’ha donato ad un paziente messicano e così via. Abbiamo avviato una catena per quel gruppo sanguigno che ha già interessato 11 coppie, salvando delle vite umane”.
Un esperimento replicabile su larga scala, quello condotto dal team coordinato da Alvin Eliot Roth, che ha dimostrato di essere sostenibile anche dal punto di vista economico.
“Il sistema si finanzia da solo – spiega Roth – perché un paziente in dialisi costa al sistema sanitario americano 90 mila dollari l’anno, mentre il costo di un trapianto è di circa 120 mila dollari, ai quali si aggiungono 20 mila dollari l’anno per le necessarie terapie di mantenimento. Al sistema sanitario americano conviene quindi pagare il trasferimento di un paziente da un Paese povero, ricevendone in cambio un organo disponibile per il trapianto”.
Roth ha quindi sgomberato il campo da possibili fraintendimenti. “Il nostro è un sistema trasparente, che vuole contrastare il mercato nero degli organi che purtroppo esiste nel mondo. Ne ho visto uno con i miei occhi a Baku, la capitale Azerbaigian, dove giovani donne moldave e ucraine vendevano un proprio rene in condizioni di sfruttamento e senza alcuna garanzia di tipo sanitario”.
Conferma che è arrivata anche da Ignazio Marino, l’ex sindaco di Roma intervenuto al convegno in veste di chirurgo esperto di trapianti. “Quello che ci ha mostrato – ha detto Marino - è esattamente l’opposto del mercato nero, perché tutto succede alla luce del sole. E potrebbe essere un modo concreto per togliere ossigeno al crimine del traffico d’organi, che approfitta di qualcuno che è povero a favore di qualcuno di ricco e che può pagare per avere un rene”. “Investiamo moltissimi soldi – ha concluso Marino - per combattere la malaria, la tubercolosi, l’Aids ed altre malattie per le quali muoiono ogni anno nel mondo 3-4 milioni di persone. Senza renderci conto che 7 milioni di persone muoiono ogni anno nei Paesi poveri perché non hanno accesso alla dialisi”.