Jean Tirole, il marketing elettorale e l'economia del bene comune
"Le politiche pubbliche? Sono piene di buone intenzioni, ma non funzionano. Non possiamo però dare tutta la colpa ai politici, loro non fanno altro che reagire agli incentivi, per loro è importante essere eletti".
Jean Tirole, premio Nobel per l'Economia 2014, invitato al Festival per parlare del suo ultimo libro "Economia del bene comune", vede gli economisti un po' come i medici e i sismologi: non sanno dirti quando ti verrà l'infarto o quando arriverà la scossa, semplicemente ti avvertono che potrà accadere, quindi più che delle previsioni suggeriscono politiche preventive; il problema - dice - è che i politici spesso non ne tengono conto.
A discutere e confrontarsi sul libro di Tirole e coordinati dalla giornalista Tonia Mastrobuoni, il direttore generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi ("Libro controcorrente che stimola la curiosità e la ragione, semina più dubbi di quanti ne risolva") e Giorgio Barba Navaretti, docente di Economia politica all'Università degli Studi di Milano ("Libro bello e importante, che riabilita il ruolo dell'economista, la figura professionale che meglio di qualunque altra è in grado di spiegare i limiti del mercato").
Per leggere "Economia del bene comune" - libro "enciclopedico" che affronta molti temi: lavoro, disoccupazione, cambiamenti climatici, le monete sovrane, la crisi finanziaria - occorre spogliarsi dei pregiudizi e chiederci in quale società vorremmo vivere, rendendoci conto delle scelte che facciamo ogni giorno, di quelle che fanno i nostri simili e delle interazioni tra loro. Principale preoccupazione di Tirole è l'ascesa dei populismi che "giocano sulle paure delle persone".
"Con Trump gli esperti sono stati messi da parte, ma il pubblico deve capire cosa sta succedendo. Per questo ho scritto questo libro, è la prima volta che parlo direttamente al pubblico".
Autore di uno ponderoso studio per il governo francese sulla riforma dello Stato, male accolto dai politici che lo avevano commissionato perché sostiene la tesi che essi si muovano solo in base ad una logica di incentivi, Tirole sostiene che "l'indignazione dei politici è un grave problema quando si affrontano questioni morali, perché diventa un modo per limitare la libertà degli altri."
Controcorrente, Tirole lo è anche quando parla dell'uscita degli Usa dall'accordo sul clima di Parigi: "La Coop 21 ha fatto una diagnosi corretta della situazione climatica, noi siamo cresciuti con le nostre economie e le emissioni di CO2, ben 196 Paesi hanno approvato la Coop 21 ma questo significa che questo accordo in realtà è vuoto. Trump se ne è uscito senza pagare alcun prezzo, lo ha ripudiato in toto per compiacere i propri elettori ma è un po’ una scusa, tutto questo era già previsto. Dobbiamo ricostruire un accordo sugli obiettivi, non possiamo semplicemente andare avanti dicendo solo ciò che ci piacerebbe; noi sappiamo come gestire il problema climatico ma non è facile farlo in realtà. Bisogna che ci siano promesse vincolanti, le promesse collettive non funzionano mai".