Acqua, Dolomiti Energia «a secco» La produzione idroelettrica va a picco
Nessun sospiro di sollievo. Il maltempo che ha flagellato il Trentino lo scorso weekend non porterà benefici a lungo termine sulla portata di fiumi e torrenti. Dopo il «picco» di domenica alle 19.30, quando la stazione di monitoraggio dell'Adige all'altezza di San Lorenzo ha segnato un dato superiore ai 300 metri cubi al secondo, nella serata di ieri la portata è scesa sotto la soglia dei 200 metri cubi. La portata media fissata come limite è di 140 metri cubi al secondo, per avere almeno 80 metri cubi a Boara Pisani, nel Padovano.
Intanto Dolomiti Energia sta già facendo letteralmente i conti con l'emergenza idrica, che difficilmente smetterà di preoccupare fino al prossimo autunno. La partecipata - tra i principali azionisti ci sono Provincia e Comuni di Trento e Rovereto - stima un calo tra il 20 e il 30 per cento di produzione idroelettrica nel primo semestre 2017 rispetto agli ultimi anni. La costante assenza di piogge (con qualche sporadica eccezione), sta dunque causando guai seri che comunque non dovrebbero avere risvolti sui consumatori. Almeno per ora. Al momento - riferisce l'azienda - non sarebbero state avanzate ipotesi di aumenti in bolletta sul prezzo dell'energia elettrica. Se si tiene conto che lo scorso anno Dolomiti Energia aveva ottenuto un utile di circa 65 milioni di euro - in gran parte legati al mercato dell'energia - è possibile immaginare come le mancate precipitazioni stiano causando guai seri.
L'allerta rimane dunque massima. Tanto che il dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali Francesco Baruffi si confronta settimanalmente con le Province interessate e il Ministero. Un confronto che continuerà almeno fino a Ferragosto, per valutare eventuali azioni da mettere in campo per contenere il più possibile l'emergenza che interessa ovviamente le pubbliche amministrazioni di Trentino Alto Adige e Veneto. «Non si tratta di una crisi giornaliera, ma di una situazione da tenere costantemente sott'occhio» puntualizza Baruffi. Un po' come se l'Adige fosse un malato che necessita di essere monitorato settimana dopo settimana, giorno dopo giorno. E i suoi «parametri vitali» riportati in diretta online vengono seguiti con estrema attenzione dagli esperti. E nei giorni scorsi i funzionari di Veneto, Bolzano e Trento hanno redatto un documento che riporta priorità e comportamenti da attuare, a più livelli.
Sono peraltro numerose le amministrazioni comunali di tutta la provincia che hanno emesso ordinanze anti sprechi: da Sfruz a Trambileno, da Tre Ville nelle Giudicarie a Madruzzo in valle dei Laghi i sindaci impongono ai censiti una «limitazione dell'utilizzo di acqua potabile per usi non domestici». L'emergenza idrica non risparmia dunque alcun territorio. Ecco alcuni esempi: all'altezza di Malé il torrente Noce aveva ieri una portata media di 10,74 metri cubi al secondo, che scendeva a quota 7,07 a Mezzolombardo; a Preore la stazione di monitoraggio sul Sarca indicava 4,53 metri cubi al secondo; a Maso Milano la portata dello Sporeggio era ridotta a 4,85 metri cubi; a Soraga sul letto del torrente Avisio scorrevano 6,05 metri cubi d'acqua al secondo; la portata del fiume Brenta al ponte Filippini era di 10,08 i metri cubi. A Cimego la strazione sul Chiese indicava 1,65 metri cubi; il Fersina a Trento aveva una portata media di 0,99 metri cubi; il Leno a Rovereto segnava 1,50 metri cubi d'acqua al secondo; a Torbole il Sarca era a quota 8,90 metri cubi, mentere ad Arco il torrente Aviana aveva una portata di 0,41 metri cubi e il Brentella a Levioco di 0,15 metri cubi.