Sait, nuova tegola: via anche Cavedine Il consorzio perde 7 milioni di ricavi
Mentre la trattativa sui 116 licenziamenti è sempre più in salita, riparte la fuga delle Famiglie cooperative da Sait. Martedì 5 dicembre i 1.160 soci della Famiglia Cooperativa Valle di Cavedine sono chiamati in assemblea a deliberare sull'ammissione di un nuovo socio sovventore. Il passaggio è solo apparentemente tecnico, perché il nuovo socio si chiama Dao, la cooperativa di dettaglianti che gestisce i negozi a marchio Conad. Dao sostituirà come sovventore proprio Sait e, per una piccola quota, Promocoop. L'operazione prelude al cambio di insegne: i sette negozi della Famiglia coop passeranno a Conad probabilmente col 1° gennaio.
Con questo passaggio, le cooperative di consumo aderenti a Dao-Conad salgono a 7, per un fatturato complessivo che supera i 58 milioni di euro sui 332 totali delle 70 Famiglie. Dopo le «storiche» Fassa, Val di Non e Albiano-Lases, nell'ultimo anno sono uscite da Sait e hanno aderito a Dao le Famiglie coop Giudicarie, Carisolo, Pelugo e ora Cavedine. In tutto quasi 14 milioni di fatturato al dettaglio. Come fornitore, Sait ha perso circa 7 milioni, che si rifletteranno sui ricavi 2017. Nel 2016 il fatturato consolidato del consorzio era già sceso a 297 milioni.
La Famiglia Cooperativa Valle di Cavedine, presieduta da Gianluca Caldera , aveva già deliberato il recesso da Sait un anno fa, il 19 dicembre 2016. Motivo analogo ad altre coop: come si legge nel verbale dell'assemblea dell'11 maggio, il risultato non positivo dei bilanci è determinato anche dal prezzo di acquisto delle forniture da Sait. Cavedine ha chiuso il 2016 con 3,1 milioni di ricavi e una perdita di 75 mila euro, che segue quelle del 2014 e del 2015. Ma se si esce da Sait, c'è l'obbligo di mantenere almeno il 70% degli acquisti dal consorzio per due anni se non si vuol pagare una penale. Cavedine ha rispettato la regola quest'anno. Per il 2018 pagherà la penale.
Ieri si è svolta una nuova riunione tra Sait e una parte dei sindacati: Fisascat Cisl, Uiltucs e i delegati aziendali Cgil. La Filcams Cgil ha detto no alla proposta aziendale di andare in deroga ai criteri sui licenziamenti introducendo il criterio della produttività. Cisl, Uil e una parte della Cgil (ieri sull' Adige lo ha sostenuto anche il segretario Franco Ianeselli ) affermano che è necessario trattare perché solo così non si dà mano libera all'azienda e si possono strappare una riduzione consistente dei licenziamenti e le risorse per incentivi e ricollocazione.
In una nota, il presidente di Sait Renato Dalpalù ribadisce che «trattare significa che ciascuno è disponibile a rinunciare a qualcosa, senza porre diktat. E senza mettere in campo atteggiamenti ostruzionistici o dilatori». E il direttore generale
Luca Picciarelli aggiunge: «La pesante denigrazione operata anche attraverso la stampa in particolare da una sigla sindacale (la Filcams ndr ) non va certo incontro alla volontà di raggiungere un accordo. Piuttosto, leggiamo in questo atteggiamento un'occasione di affermazione di rapporti di forza fra organizzazioni sindacali. Il tema della produttività è centrale: nessuno vuole sovvertire i criteri di legge, ma nemmeno dimenticare che la produttività è il fine dell'operazione. Quanto allo spirito cooperativo, il Sait è una cooperativa ma anche un'impresa che sta facendo bene la cooperativa (servizio ai soci e al territorio), meno bene l'impresa (scarsa produttività)».