Amsterdam non è pronta per Ema Sala: «Gentiloni ha promesso ricorso»
L'Agenzia Europea del Farmaco denuncia: in Olanda ritardi, l'edificio che ci ospiterà non è ancora pronto. E l'Italia promette ricorso
Il sindaco Sala ha confermato stamattina in diretta sulle frequenze di Rtl 102.5: «Ho chiamato Gentiloni e gli ho detto: è il momento di essere aggressivi, facciamolo, proviamoci, fino in fondo, e da quello che mi ha detto, e senz’altro sarà così, oggi parte il ricorso».
Il sospetto che Amsterdam non fosse pronta ad ospitare l’agenzia europea del farmaco Ema, dopo averla strappata a Milano per un soffio, è ora una certezza: l’edificio ancora non c’è, e il trasferimento di tutto il personale e le attività da Londra è destinato a subire ritardi e costi supplementari. L’allarme arriva direttamente dal direttore esecutivo dell’Ema, Guido Rasi, e riapre la polemica in Italia, con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il sindaco Beppe Sala che tornano alla carica riproponendo Milano.
In una conferenza stampa assieme alle autorità olandesi, Rasi ha portato allo scoperto la situazione: il nuovo palazzo dell’Ema non è ancora pronto, e la soluzione transitoria proposta dagli olandesi «non è ottimale», perchè «dimezza» lo spazio della sede di Londra. Il che aggiunge «strati di complessità» al trasferimento e allungherà i tempi per tornare a funzionare regolarmente.
L’Ema dovrà essere operativa ad Amsterdam dal primo giorno della Brexit, cioè il 30 marzo 2019, ma «il palazzo finale non sarà pronto per allora e quindi dovremo andare in una sede temporanea nella città», spiega Rasi. «Questo doppio trasferimento ci costringerà a investire più risorse, e prolungherà il ‘piano di continuita», ovvero impiegheremo di più per tornare alle operazioni normali», ha aggiunto.
Nelle ultime settimane Rasi ha discusso con le autorità olandesi del palazzo temporaneo, bocciando le proposte iniziali. Gli olandesi hanno quindi dovuto cercare un’altra soluzione, che però «non è quella ottimale». Perché «abbiamo solo metà dello spazio rispetto ai locali di Londra». Ma siccome il tempo stringe, «anche se questi edifici non sono ideali, sono la migliore opzione in base alle attuali costrizioni temporali».
«Milano era pronta e operativa, sarebbe stato meglio decidere su elementi tecnici senza affidarsi alla sorte. Dobbiamo porre la questione in Commissione Europea», ha scritto in un tweet la Lorenzin. Anche Maroni si fa sentire: «Ma come, Amsterdam non è pronta? Ci hanno presi in giro? sulla salute dei cittadini non si può scherzare. Cara commissione Ue, riporta Ema a Milano, subito: il Pirellone è pronto e disponibile».
Lo spazio di manovra è molto stretto, ma una possibilità, almeno sul piano della discussione politica, potrebbe venire dal Parlamento Ue.
«Se non fosse d’accordo con il Consiglio sulla sede - ha detto il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi - allora si aprirebbe una discussione fra le due istituzioni».