Centrali idroelettriche: la svolta Stop agli azionisti privati
Svolta nella gestione delle grandi derivazioni idroelettriche. Lo scenario che si prospetta in Trentino è quello di una società interamente pubblica per la gestione dell’«oro bianco». Che vorrebbe dire: via i privati soci dalla Holding Dolomiti Energia che fin qui hanno beneficiato dei dividendi, sicuri e sostanziosi, garantiti dall’acqua - bene pubblico - turbinata dalle centrali idroelettriche sui corsi d’acqua trentini.
Il Governo, sponda leghista, ha infilato un emendamento del «Decreto semplificazione» passato ieri al Senato, che rappresenta una rivoluzione in materia di concessioni di grandi derivazioni idroelettriche.
L’emendamento, primo firmatario Massimiliano Romeo, brianzolo di Monza, capogruppo della Lega, stabilisce che, alla scadenza, le centrali passeranno «senza compenso in proprietà delle regioni». Le quali, poi, potranno affidarle in gestione in uno dei seguenti modi: «a) a operatori economici individuati attraverso l’espletamento di gare con procedura di evidenza pubblica; b) a società a capitale misto pubblico privato nelle quali il socio privato venga scelto attraverso l’espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica; c) a società a capitale interamente pubblico a condizione che l’ente o gli enti pubblici titolari del capitale sociale esercitino sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi e che la società realizzi la parte più importante della propria attività con l’ente o gli enti pubblici che la controllano; d) mediante forme di partenariato».
La «rivoluzione» che regionalizza le grandi concessioni idroelettriche fa salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province di Trento e Bolzano, che hanno ottenuto dal Governo Gentiloni con norma di attuazione la possibilità di legiferare sui nuovi criteri di affido, alla scadenza di quelle in essere.
La Giunta uscente ha affidato a dei consulenti un incarico per orientarsi in merito, celando quella che era una divisione nota agli addetti ai lavori: l’assessore Mauro Gilmozzi per la «pubblicizzazione» del settore, il presidente Ugo Rossi più orientato a mantenere nel business idroelettrico i privati.
Il nuovo assessore all’energia, Mario Tonina, anticipa la svolta. Il lavoro in queste settimane è stato condotto sottotraccia, seguendo i destini della riforma nazionale che in Lombardia, «regno» leghista, e nel potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti, ha trovato ispirazione.
Assessore Tonina, cosa ne dice dell’emendamento leghista che regionalizza la gestione delle grandi derivazioni?
«È positivo, decisamente».
In particolare per quali aspetti?
«È un emendamento che ci vede favorevoli e su cui dovremo aprire un ragionamento: la strada è ancora lunga e non è scontata. A breve, dedicheremo una seduta di Giunta alla questione energia».
Una novità è la previsione di poter costituire una società interamente pubblica, una in house modello BrennerCorridor per A22. È favorevole?
«Sì. È da valutare positivamente. Stiamo ragionandoci da tempo, anche in contatto con la Regione Lombardia: nei giorni scorsi ci ha fatto visita l’assessore regionale lombardo all’energia per valutare cosa si fa in Trentino».
Attualmente, oltre il 20% della holding Dolomiti Energia è in mani private...
«Sì, lo so...».
I soci privati andrebbero quindi liquidati?
«Sì, non c’è dubbio. Ma è una partita da giocare bene. Una partita molto delicata, e siamo solo all’inizio».
In Alto Adige, c’è una spa interamente pubblica, Alperia. Ha avviato rapporti con la Provincia di Bolzano per una gestione unitaria dell’energia idroelettrica?
«Fino ad ora no. Ho avuto contatti con il precedente assessore, Theiner, per il decreto Fer sul mini idroelettrico. Per le grandi derivazioni ci confronteremo con il successore».