La guerra commerciale Usa-Cina fa danni anche al Trentino l'allarme di Delladio (La Sportiva)
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina mette in allarme anche l’economia trentina. L’aumento dei dazi rischia di mettere fuori mercato le imprese trentine che producono parte delle loro merci in Cina per venderle poi negli Usa, come ad esempio La Sportiva dei Delladio.
L’interscambio tra Trentino e Usa, nel 2018, è salito a oltre 434 milioni di euro di export (pari all’11% circa dei 3,9 miliardi di euro esportati dalle imprese trentine nel mondo) e 52,4 milioni di euro di import, contro i 390 milioni di export del 2017 e i 40,8 milioni di import di due anni fa. Una crescita delle esportazioni, pari a oltre il 10%, che però potrebbe subire una battuta d’arresto. Non solo per i dazi sui prodotti realizzati in Cina, ma anche perché il timore è che il presidente Usa Donald Trump possa imporre dazi pesanti sulle auto europee (una parte della componentistica è realizzata in Trentino) con una ricaduta negativa sulle industrie meccaniche che realizzano parti per i motori delle varie case tedesche.
L’altra grande paura, spiega il presidente della Camera di commercio di Trento, Gianni Bort, riguarda i prodotti del settore agricolo e vinicolo. Bevande e alimenti nel 2018 sono stati acquistati dagli Usa per 190 milioni di euro da aziende trentine (vini e bollicine in primis) come la Cavit o Mezzocorona. «C’è preoccupazione: se Cina e Usa iniziano una guerra commerciale, le aziende italiane e trentine che hanno investito in Cina con filiali che hanno lì potrebbero essere penalizzate» spiega Bort.
Il problema è che la Ue, con tante voci quanti sono gli Stati membri, è schiacciata tra due monoliti come Usa e Cina. «Per l’agroalimentare - sostiene Bort - potrebbe essere un problema se arrivassero dazi da parte di Trump anche sui prodotti Ue e italiani del cibo e del vino. L’incertezza c’è anche se allo stato ricadute concrete non ce ne sono». Bort sostiene che potrebbe esserci un piano B da mettere in atto: «Si può cercare di esportare di più verso l’Europa».
Preoccupato è anche Lorenzo Delladio, patron della Sportiva, che in Cina realizza il 30% del prodotto finale e in Usa realizza il 22% del fatturato (118 milioni nel 2018, 121-122 milioni le previsioni per il 2019). «Con i dazi aumentati dal 10 al 25% ci sarà una penalizzazione per noi e i prezzi si alzeranno tanto da uscire dal mercato Usa» spiega Delladio. Ieri sera, in vista della convention di oggi al Teatro Sociale, Delladio ha discusso con i direttori della commerciale americana «per verificare il termometro della situazione. A noi non converrebbe spostare la produzione dalla Cina, dove siamo non per i costi ma per le tecnologie che ci sono solo là. Trump si sta ponendo nella maniera sbagliata, magari ha un po’ di ragione ma tanti stanno perdendo i soldi coi mercati che perdono tanti soldi. Non va bene far guerra contro tutti. Trump deve darsi una calmata e abbassare i toni. Le aziende europee che esportano negli Usa si appoggiano alla Cina per restare competitivi. Anche noi se producessimo tutto in Italia non reggeremmo. Il 30% del nostro prodotto si fa in Cina e serve a mantenere l’azienda in val di Fiemme».