Mediocredito, ecco i patti Trento può rimanere
Cambiano i patti tra gli azionisti pubblici e privati di Mediocredito Trentino Alto Adige. E, anche se la strada è ancora lunga, le nuove regole nei rapporti tra Regione, le due Proince e Credito cooperativo trentino, aprono una possibilità, per ora ancora stretta, ma comunque nuova, rispetto alla possibilità che Bolzano esca anche senza che Trento lo faccia. Detto in altri termini, parte l’iter per una possibile revisione del Protocollo tra i soci pubblici firmato nel 2017. In quel documento si prevedeva una uscita unitaria dei tre soci pubblici, ora si apre la porta alla revisione di quelle regole e al fatto che, dunque, Bolzano possa uscire e ceda la sua quota a Trento.
La Provincia di Bolzano ha sempre confermato la volontà di cedere la propria quota che, tra l’altro, a breve diventerà maggiore visto che la Regione, come prevedono anche i patti parasociali, a breve si libererà della propria quota del 17% circa e la assegnerà gratuitamente in parti uguali alle due Province autonome. I tempi per la cessione saranno rapidi: in una delle prossime giunte regionali si dovrebbe approvare la delibera con cui si cedono le quote. Poi, entro l’anno o al massimo l’inizio del prossimo, il 17% verrà assegnato a Trento e Bolzano. Che, così, assieme, avranno il 52,47% di Mediocredito, mentre il credito cooperativo detiene attualmente il 35,921% del capitale.
Ora spetta alla politica trentina decidere come muoversi all’interno dei paletti fissati dai nuovi patti parasociali la cui durata è stata fissata per poco più di un anno: la scadenza è infatti indicata per la fine del 2020.
Nei patti parasociali si spiega che il 30 giugno 2017, gli enti hanno sottoscritto un Protocollo di intesa, in cui è stata condivisa la «necessità di definire in maniera coordinata» un percorso di valorizzazione di Mediocredito. Anche attraverso la cessione delle quote della Regione del 17,489% «in misura equivalente a favore delle Province autonome di Trento e Bolzano, le quali dovranno successivamente adottare in maniera coordinata e condivisa le decisioni riferite alla loro partecipazione, anche contemperando ipotesi diverse, valorizzando un progetto in grado di rafforzare e rendere più competitivo Mediocredito e di favorire parallelamente la vocazione territoriale».
Si apre dunque la strada al fatto che Bolzano e Trento abbiano un atteggiamento diverso. «Resta ferma la possibilità per gli enti di aggiornare il proprio programma di riordino societario» e «di riferimento, di modificare il Protocollo di intesa», «nonché di rivedere in maniera condivisa nel contenuto e nelle modalità l’indirizzo da assumere per Mediocredito nell’ambito dell’obiettivo riconfermato della sua valorizzazione». Nei patti si indica poi la composizione del cda: «composto da 11 o da 13 membri (compresi il presidente ed il vicepresidente).
Nella prima ipotesi (11 membri), 6 sono nominati dagli enti quali azionisti di maggioranza, di cui 2 indicati dalla Regione, 2 dalla Provincia di Trento, 2 dalla Provincia di Bolzano, i rimanenti 5 sono nominati dal Credito Cooperativo quale socio di minoranza. Nella seconda ipotesi (13 membri), 7 sono nominati» dal pubblico di cui 2 indicati dalla Regione, 2 da Trento, 2 da Bolzano e 1 in accordo tra di loro, i rimanenti 6 sono nominati dal Credito Cooperativo quale socio di minoranza.
Quando la Regione uscirà, i 2 membri di sua competenza saranno nominati: 1 da Trento e 1 da Bolzano.