Autostrade, l'operazione si complica dopo l'offerta dell'amico spagnolo dei Benetton
Sull'ipotizzato passaggio del controllo allo Stato con Cassa depositi e presiti piomba l'iniziativa dell'imprenditore spagnolo presidente del Real Madrid. E in parlamento ora c'è chi teme che la rete italiana finisca in mani straniere
Il colpo di scena che riapre la partita Aspi spinge il titolo di Atlantia in Borsa, ma solleva anche timori per il possibile passaggio delle autostrade italiane in mano spagnola.
A lanciare l'allarme sono alcuni parlamentari di maggioranza che, all'indomani della manifestazione di interesse di Acs, vanno in pressing sul governo perché confermi la rotta decisa dopo il lungo braccio di ferro sul crollo del ponte Morandi, ovvero l'uscita della holding dei Benetton dalla concessionaria e il passaggio in mano pubblica attraverso Cdp.
La manifestazione di interesse del gruppo di costruzioni spagnolo del miliardario Florentino Perez, peraltro socio dei Benetton in Abertis, arrivata giovedì con una lettera ad Atlantia, è stata formalizzata ieri alla Consob iberica. Acs conferma di aver espresso al cda della holding italiana, con cui è partner in Abertis (Atlantia possiede il 50% più uno e Acs il resto), l'interesse a partecipare, "insieme ad altri potenziali investitori, tra cui Cassa Depositi e Prestiti", alla possibile acquisizione della quota di Atlantia in Aspi, "con un valore indicativo dell'azienda, considerati i dati pubblici disponibili, tra 9.000 e 10.000 milioni".
La mossa di Perez, arrivata con tempismo perfetto proprio nel giorno in cui il board di Atlantia avrebbe dovuto fare una prima valutazione dell'offerta vincolante del consorzio di Cdp insieme ai fondi Blackstone e Macquarie, rimescola un puzzle molto complesso che si stava cercando di comporre da 8 mesi e mezzo tra esclusive, rinvii, stalli, offerte bocciate e progetti di scissione naufragati. Sull'entrata in scena di Acs, che si dice anche favorevole all'ingresso di Cdp, nessuna reazione da Cassa, che resterebbe focalizzata sulla propria offerta insieme ai fondi. Offerta che è vincolante, frutto di mesi di trattative e di approfondita due diligence, e fissa a 9,1 miliardi il prezzo per il 100% di Aspi, valutando in circa 870 milioni le garanzie per i danni indiretti legati al Morandi, e ipotizza circa 400 milioni di rimborsi Covid.
Fra gli osservatori c'è chi predilige l'ipotesi che l'iniziativa spagnola sia maturata di concerto con i soci italiani, sostanzialmente al fine di innescare un gioco al rialzo del prezzo richiesto a Cassa depositi e prestiti. Chissà.
Di fronte agli ultimi sviluppi, prende tempo Atlantia (che sull'interesse degli spagnoli arriva a guadagnare oltre il 3%, per poi chiudere a +0,61%), il cui board tornerà a riunirsi "nei prossimi giorni" (non è escluso che una riunione possa tenersi già la prossima settimana) per decidere sul da farsi. Finora il percorso tracciato era la valutazione dell'offerta di Cdp in cda e poi il voto in assemblea (su cui, si fa notare, c'è ora il rischio che il voto di Edizione e Crt - come accaduto al voto sulla scissione - possa non bastare). Ora c'è da capire se si deciderà di attendere che l'interesse di Perez evolva in un'offerta vera e propria.
Quello che è certo è che i tempi rischiano di allungarsi.
Intanto cresce la preoccupazione sul possibile passaggio di Aspi in mano spagnola: un "esito paradossale" secondo Italia Viva, che vede a rischio un "investimento strategico italiano"; sulla stessa linea Leu che si appella al governo perché confermi la linea del controllo pubblico tramite Cdp. Certo l'arrivo di Acs complica le cose, conferma il viceministro alle infrastrutture Alessandro Morelli, che considera invece praticamente arenata la partita della revoca.