Alitalia, braccio di ferro con la Ue sulla nascita della nuova "Ita"
Bruxelles chiede altre informazioni a Roma, che invece ha molta fretta di partire con il nuovo scenario. Intanto monta la rabbia dei lavoratori, che temono anche per gli stipendi di aprile. I sindacati al governo: serve un piano più coraggioso per rilanciare la compagnia aerea
ROMA. Si scalda il confronto tra Italia e Ue sul dossier Alitalia. Con Roma che alza i toni e avverte che accetterà solo un "compromesso ragionevole". E Bruxelles che non si smuove, chiarendo che sta ancora attendendo molte risposte.
I margini di trattativa sono ormai strettissimi e si fa sempre più concreto il rischio che la soluzione possa precipitare, tanto che il governo sta già studiando vari piani B. E mentre monta la rabbia dei lavoratori, che con la liquidità in cassa ormai esaurita temono per gli stipendi di aprile, l'obiettivo del governo resta comunque trovare un'intesa con l'Europa, che si auspica di poter raggiungere in tempi brevi.
"Tutto quello che è possibile, sarà fatto", assicura il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che però mette in chiaro: "se non si arriverà ad un compromesso ragionevole in termini di prospettive industriali di sostenibilità, il governo non lo accetterà". Il braccio di ferro con Bruxelles, dunque, non accenna ad attenuarsi, dopo che già nei giorni scorsi l'Italia aveva avvertito l'Ue che non avrebbe accettato discriminazioni.
Le interlocuzioni ora proseguono, dopo momenti "anche molto accesi", ma l'esito della trattativa si fa sempre più incerto. "Ci muoviamo entro confini molto stretti e il tempo gioca contro di noi", ammette Giorgetti, che ricorda l'attesa sentenza Ue sui prestiti ponte e bacchetta l'Ue sui ristori: quella norma "deve essere interpretata in modo flessibile e ragionevole perché chi lavora ha diritto alla retribuzione", spiega il ministro che in mattinata ha voluto rassicurare i lavoratori del trasporto aereo in presidio davanti al Mise, e, raccogliendo la loro sollecitazione, ha annunciato la creazione di un tavolo permanente sul settore.
Ad una delegazione, ricevuta al Dicastero, Giorgetti ha assicurato il suo impegno per garantire la liquidità in cassa per pagare gli stipendi il mese prossimo.
Allo studio, secondo quanto si apprende, potrebbe esserci una nuova tranche di ristori per il settore anche per il 2021, che potrebbe arrivare nel prossimo decreto sostegni bis. Che la situazione sia critica lo dimostra anche il fatto che il governo sta già lavorando a vari piani alternativi, nel caso la situazione dovesse precipitare. Tra questi, la soluzione ultima sarebbe quella di affittare i rami d'azienda di Alitalia ad Ita, in modo da non rischiare di entrare nel mirino Ue.
A rendere ancora più urgente arrivare ad una soluzione è anche la necessità di far decollare prima possibile Ita per non perdere la stagione estiva.
La Commissione europea, invece, non sembra avere fretta. Da Bruxelles si fa sapere che si stanno attendendo ancora molte risposte dal governo su Alitalia (non nuovi chiarimenti - si precisa - ma le stesse domande già poste nei mesi scorsi e ancora rimaste senza risposta) per poter valutare la discontinuità economica della newco Ita e la strada da fare nei negoziati è ancora molta.
L'antitrust Ue, inoltre, non ha scadenze di alcun tipo per prendere una decisione su Alitalia, così come non c'è nessun paletto su un eventuale piano B: il governo italiano può fare le proposte che più ritiene opportune su Alitalia, puntualizzano dall'Ue. Una posizione, quella europea, che suscita stupore a Roma da parte di Ita e di tutti gli attori in campo: fonti vicine al dossier sottolineano infatti che l'Italia ha dato ogni volta risposte puntuali alle oltre 200 domande dei funzionari europei con 35 documenti e 10 call e che c'è totale disponibilità, ma le domande - affermano - sono spesso ripetitive e a volte poco pertinenti.
Al di là dei toni accesi, tuttavia, l'obiettivo del governo resta quello di tenersi all'interno della cornice Ue.
Partire senza l'ok dell'Ue "sarebbe una scelta di ultima spiaggia", avverte il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini. "Noi analizziamo il piano A e il piano B, ma crediamo che sia possibile arrivare a questo accordo in tempi brevi", aggiunge il ministro, chiarendo che sul brand nulla è ancora deciso: "Non è solo un fatto di nome o di affetto, ma ci sono dei costi per trasformare. Il Governo - dice Giovannini - considera il brand come un elemento importante della trattativa".
Per parte loro, i sindacati bocciano il piano di ridimensionamento di Alitalia.
"Una compagnia aerea anonima, di dimensioni regionali, con un piano industriale con modesti obiettivi imposto dalla direzione generale concorrenza della Commissione europea riporterebbe l'Italia indietro di 75 anni e cioè a non avere, entro i prossimi due anni, una compagnia aerea nazionale", dicono i segretari generali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti Stefano Malorgio, Salvatore Pellecchia e Claudio Tarlazzi, che parlano di un rischio di "danni inestimabili al Paese".
"Per non sprecare i 3 miliardi a disposizione della nuova Alitalia, occorre un piano industriale adeguato al mercato in cui deve competere, per cui una compagnia bonsai sarebbe messa al tappeto ancora prima di iniziare la gara".
"Sono necessari almeno 100 aeromobili e un piano industriale che rafforzi il cargo, visto che la domanda con la pandemia è cresciuta molto, e che si posizioni sulle rotte più redditizie del lungo raggio".
"Qualora le anticipazioni fossero confermate, il lavoro dei precedenti governi sarebbe cancellato con un colpo di spugna e l'Italia perderebbe definitivamente le quote di mercato di trasporto aereo difese fino a oggi coi denti dalle lavoratrici e dai lavoratori di una compagnia, Alitalia, in amministrazione straordinaria da circa quattro anni", proseguono i leader delle federazioni dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil.
Inoltre - affermano - ci troveremmo, di fatto, di fronte a un trattamento discriminatorio dell'Unione europea nei confronti dell'Italia atteso che, alle compagnie di bandiera tedesca e francese, a fronte di significativi aiuti economici da parte dello stato (il gruppo Lufthansa ha collezionato 11 miliardi di euro di cui 9 alla casa madre e Air France ha ricevuto 7 miliardi di euro a fronte dei quali dovrà cedere solo 18 slot sugli oltre 300 in suo possesso) ha richiesto un sacrificio modesto se rapportato a quanto richiesto ad Alitalia che ha ricevuto 1,4 miliardi di euro.
Chiedere la partenza di una nuova compagnia senza nome, senza logo e senza aerei e personale e slot sufficienti a competere in un mercato agguerrito come quello del trasporto aereo italiano e globale è come chiedere a un campione di scherma di andare alle Olimpiadi con le mani legate dietro la schiena".
"Ribadiamo la nostra contrarietà - sottolineano Malorgio, Pellecchia e Tarlazzi - rispetto a condizioni che determinano discriminazioni e asimmetrie e ci auguriamo che, come già è stato fatto reiteratamente in un recente passato, vengano totalmente respinte le pretese della Direzione della concorrenza.
Nel frattempo, rispetto ad Alitalia in amministrazione straordinaria, occorre un intervento che sblocchi i ristori a compensazione delle perdite determinate dalla pandemia al fine di garantire il pagamento degli stipendi e di poter far fronte ai costi operativi" "Ricordiamo - concludono i segretari generali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - che nella vicenda Alitalia sono coinvolti 11 mila lavoratori tra il personale diretto e potenzialmente 40 mila lavoratori considerando anche gli indiretti.
Anche alla luce dei recenti dati Istat non pensiamo che l'Italia possa permettersi nuovi disoccupati, senza contare le ricadute sull'economia nazionale e in particolare sul turismo. È da più di un mese che stiamo chiedendo un confronto interministeriale per entrare nel merito della vicenda ed esplorare tutte le possibili soluzioni e fino a oggi tutti stanno facendo orecchie da mercante".