Proprio le ultime limature del Def, con il complesso incastro con il Recovery Plan, sarebbe uno dei motivi che ha fatto slittare l'approvazione dell'intero pacchetto che sarà presentato insieme alle Camere e votato - compresa l'autorizzazione al ricorso all'extradeficit per 2,5 punti di Pil - martedì 22 aprile.
Perché il nuovo decreto per le imprese - o decreto Sostegni bis - veda la luce, però, servirà qualche giorno in più e l'orizzonte al momento è l'ultima settimana di aprile, al massimo i primi giorni di maggio.
Intanto nel Consiglio dei ministri di ieri, mercoledì, c'è stato un lungo confronto su come utilizzare le risorse - che andranno anche ad alimentare il nuovo fondo complementare al Recovery, da circa 30 miliardi da qui al 2026, chiamato a finanziare i progetti esclusi dal piano.
Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, come il suo predecessore Stefano Patuanelli, ora all'Agricoltura, spinge perché siano prorogati gli strumenti a sostegno della liquidità a partire dal Fondo di Garanzia delle Pmi che "ha permesso di erogare quasi 150 miliardi alle imprese con la garanzia dello Stato".
Altro nodo quello della durata dei prestiti garantiti, che si vorrebbe portare da 6 a 15 anni, oltre al prolungamento fino alla fine dell'anno anche delle moratorie sui prestiti. Sul pacchetto per la liquidità premono tutti i partiti ma serve il via libera di Bruxelles, all'interno del Temporary Framework che ha allentato le regole sugli aiuti di Stato.
La parte più consistente delle risorse dovrebbe comunque andare ai contributi a fondo perduto, visto che questa volta non c'è necessità di finanziare le misure a protezione del lavoro. Potrebbe entrare qualche misura di sostegno, anche ai contratti a termine, ma c'è una riflessione in corso visti "i tanti incentivi" alle assunzioni già in vigore per il 2021 che ancora, visto il perdurare delle chiusure anti-contagio, non hanno potuto dispiegare i loro effetti.
La nuova piattaforma messa a punto da Agenzia delle entrate con Sogei ha già consentito di inviare nei primi dieci giorni bonifici per quasi 2 miliardi a 600mila partite Iva. E la tempestività sarebbe una delle caratteristiche dell'intervento che si vorrebbe mantenere.
Erogare i contributi con gli stessi criteri, però, non consentirebbe di "mirare" i fondi laddove c'è più bisogno, per questo ancora non ci sarebbero decisioni definitive. Di sicuro si vuole arrivare a coprire anche le chiusure di marzo e aprile, confidando su maggio come mese delle riaperture.
L'altra idea che si sta esplorando, ma che avrebbe tempi più lunghi, sarebbe quella di un sistema di acconto e saldo che consenta di guardare non solo al fatturato ma ai dati dei bilanci. Se lo schema venisse replicato tale e quale, senza cambiare platea o percentuali, servirebbero per i soli ristori circa 20-22 miliardi.
Ma tutta la maggioranza è concentrata a intervenire anche sui costi fissi, indirizzando parte delle risorse "alla sospensione o all'annullamento di alcune tasse. Si sta lavorando sulla Tari, sull'Imu, sulla Tosap", ha spiegato in radio il sottosegretario al Mef Claudio Durigon, chiarendo però che al momento è tutto aperto e che per il decreto serviranno ancora un paio di settimane.
La questione dei tributi locali, peraltro, è al centro dell'attività del Senato, chiamato a utilizzare i 550 milioni a disposizione per integrare il decreto Sostegni 1. Tra le misure allo studio per il nuovo provvedimento il rinnovo del credito di imposta per gli affitti, accompagnato da misure anche per i proprietari, e un nuovo intervento sugli oneri di sistema delle bollette.