L'età pensionabile sarà elevata gradualmente di 3 mesi ogni anno e sarà di 64 anni nel 2030: lo ha annunciato la prima ministra francese, Elisabeth Borne, riassumendo il progetto di legge di riforma che il governo intende far approvare dal Parlamento nonostante la forte opposizione dei sindacati, della sinistra e del 70% dell'opinione pubblica.
Inizialmente il governo intendava aumentare di più l'età pensionabile, si era parlato di 66 e poi di 65 anni.
Fra gli annunci della premier Borne, "la fine di gran parte dei regimi speciali, per una questione di equità", uno dei principali motivi che in passato ha provocato la protesta dura in particolare degli cheminot, i ferrovieri, che insieme con il personale dei mezzi pubblici di trasporto hanno sempre beneficiato di un regime pensionistico speciale.
La pensione minima in Francia sarà rivalutata a circa 1.200 euro netti, pari all'85% del salario minimo.
Fra le altre misure la possibilità di prepensionamenti e l'ottenimento della pensione anticipata, che resterà possibile, secondo la Borne, per 4 lavoratori su 10.
Inoltre, sarà rafforzato il dispositivo di prevenzione sanitaria per i lavori usuranti anche con la creazione di un fondo di investimento di un miliardo di euro.
Mélenchon, su pensioni grave regressione sociale
Il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ritiene che la riforma delle pensioni presentata oggi in Francia dalla premier, Elisabeth Borne, rappresenti una "grave regressione sociale".
"Aumento dell'età pensionabile, aumentò delle annualità, soppressione dei regimi speciali vantaggiosi. La riforma di Macron e Borne è una grave regressione sociale", denuncia su Twitter il leader della France Insoumise fortemente opposto alla riforma come tutti gli altri partiti della sinistra francese - Verdi, Partito socialista e Partito comunista - nonché i sindacati.
Contrarietà ache dalla destra di Marine Le Pen.
Ma soprattutto pesante stop dall'opinione pubblica: secondo i sondaggi, oltre due francesi su tre dicono no alla rifortma. E fra quelli favorevoli la gran parte sono persone già in pensione.
Fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron per "preservare" il sistema a ripartizione, la riforma secondo l'esecutivo francese, è un provvedimento più che mai "urgente" per sopperire ad un sistema ritenuto ormai inadeguato e che potrebbe generare un deficit di circa venti miliardi di euro nel 2030.
Ora si preannuncia un periodo di ulteriori tensioni sociali e possibili scioperi, in vista del percorso parlamentare della proposta.