Trentino, allarme manodopera anche nell'edilizia: 4 iscrizioni ai corsi muratori dell’Enaip
L'Ance suona il campanello: «Senza lavoratori non c’è futuro, se si continua così non c'è futuro per il nostro settore». Alla Provincia i costruttori chiedono prezzi adeguati e burocrazia più veloce: «Dovrebbe far riflettere che ci sono gare di appalto con un solo partecipante e altre che vanno deserte»
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TRENTO. Tra prezzi che restano alti, incertezze sulle previsioni macroeconomiche, mancanza di manodopera il mondo dell'edilizia trentina si interroga sul suo futuro. L'ha fatto giovedì all'assemblea annuale dell'Ance, che non a caso aveva un titolo evocativo: "L'edilizia tra presente e futuro Investimenti, rigenerazione e innovazione".
È toccato al presidente Andrea Basso, davanti al mondo economico e istituzionale trentino, fare il quadro della situazione partendo da quello che è il tema principale, ovvero la rinegoziazione dei prezzi degli appalti.
«Quanto fatto - è il pensiero di Basso - non ha sortito gli effetti sperati dalle imprese. I prezzari della Provincia relativi al secondo semestre 2022 e al 2023, per diverse e significative voci di prezzo restano più bassi dei valori di mercato e il ricorso ad analisi prezzi ad hoc, anziché al confronto tra prezzari, risulta difficile da praticare e in ogni caso comporta tempi significativamente più lunghi. Diverse pratiche risultano ancora in istruttoria, nonostante siano trascorsi mesi, in altri casi le amministrazioni pubbliche committenti non hanno reperito le risorse necessarie, e quindi non si sa se e in che misura la rinegoziazione andrà a buon fine».
I prezzi più bassi praticati dalla Provincia portano al fatto che tante imprese non concorrano più agli appalti pubblici, per opere di importo anche significativo.
«Non solo - spiega Basso - le imprese trentine disertano molte gare, pur avendone la capacità produttiva. Il fatto che ci siano gare con un solo partecipante e altre che vanno deserte dovrebbe fare riflettere: non snobbiamo gli appalti pubblici per dedicarci al privati, anzi. Le nostre imprese, però, chiedono commesse remunerative, per non lavorare in perdita, per difendere una economia trentina che deve rimanere sana, per poter pagare correttamente i propri fornitori, i propri lavoratori, per restituire alla comunità opere ben realizzate».
Il ragionamento è semplice: tirando troppo sui prezzi si finisce per ricorrere al lavoro irregolare, sfruttare la manodopera, magari non pagare i fornitori o lasciare incomplete le opere. «E questo - sostengono i costruttori di Ance - non è nell'interesse di nessuno».
Agli uffici tecnici di Provincia (ma soprattutto dei Comuni) Ance chiede sburocratizzazione e velocità nel rilascio dei titoli edilizi.L'altro tema toccato da Basso riguarda la carenza di manodopera.
«Per il corso di muratori dell'Enaip dell'anno prossimo ci saranno 4 iscritti: vent'anni fa erano 100. Se si continua così non c'è futuro per il nostro settore, nonostante condizioni contrattuali significativamente migliori rispetto ad altri comparti - la tesi del presidente Ance -. Storicamente, l'edilizia ha attratto ragazzi soprattutto dalle valli periferiche, molto meno dalla città. Andrebbe quindi ripensata la localizzazione dei corsi di formazione professionale, estendendone la territorialità. Portiamo la scuola dove ci sono i nostri ragazzi. Occorre peraltro valorizzare l'immagine degli istituti professionali».
Stesso discorso per le figure tecniche: «Ai miei tempi c'erano 9 sezioni di geometri, oggi non c'è più nemmeno la scuola. Ma mancano pure ingegneri: il tema va portato all'attenzione degli ordini, dell'Università e trovare magari dei collegamenti con le imprese».
Nonostante le doglianze, il settore è quanto mai in salute: le ditte attive sono 2.099 con quasi 13mila lavoratori. Numeri che non si vedevano dal lontano 2013. Per guardare con ottimismo al futuro, però, anche un mondo tradizionale come quello dell'edilizia deve sapersi evolvere. Parole chiave sono digitalizzazione e innovazione.Verso questo obiettivo - come ricorda il presidente della Provincia Maurizio Fugatti nel suo intervento - potrebbero contribuire la messe di interventi pubblici programmati nel settore da qui al 2035: quasi due miliardi di grandi opere finanziate da Piazza Dante, tra cui diverse già appaltate (scuole, collegamenti funiviari, circonvallazioni).
A esse vanno aggiunti gli investimenti del Pnrr e della transizione ecologica.Insomma, per le costruzioni il futuro può essere roseo. Servono però programmazione, collaborazione e visione.