Confindustria vede nero per l'Italia: prezzi e tassi bloccano l'economia
Il report congiuntura flash disegna un quadro a tinte fosche: dopo la caduta nel secondo trimestre, il Pil italiano è stimato debole anche nel terzo e le attese sul quarto non sono migliori: al calo di industria e costruzioni si affianca la battuta d'arresto nei servizi. Non si fermano i rialzi dei tassi Bce, il credito è in caduta insieme alla liquidità, il costo dell'energia torna a salire
ROMA. "Dopo la caduta nel secondo trimestre, il Pil italiano è stimato debole anche nel terzo e le attese sul quarto non sono migliori: al calo di industria e costruzioni si affianca la battuta d'arresto nei servizi. Non si fermano i rialzi dei tassi Bce, il credito è in caduta insieme alla liquidità, il costo dell'energia torna a salire. Ne risentono consumi e investimenti, mentre latita la domanda estera". Lo scrive Confindustria nella congiuntura flash disegnando un quadro a tinte fosche.
L'inflazione italiana - prosegue l'analisi di Confindustria - è scesa al +5,3% annuo a settembre. I prezzi core di beni e servizi rallentano (+3,9%), mentre per gli alimentari la moderazione è ancora agli inizi (+8,6%) grazie alla flessione recente delle materie prime. I prezzi energetici al consumo crescono poco (+1,7% annuo), ma a settembre le quotazioni di gas e petrolio sono risalite (35 euro/mwh e 93 dollari al barile). E i tassi? A settembre, la Fed ha tenuto fermo il tasso USA a 5,50%, non escludendo nuovi rialzi. La Bce, invece, ha deciso un altro aumento, a 4,50%, perché prevede un'inflazione troppo alta troppo a lungo, ma ha ammorbidito il tono su eventuali ulteriori mosse.
I mercati ora ritengono altri rialzi negli Usa e nell'Eurozona possibili, ma non probabili, intravedendo i primi tagli entro il 2024. Prosegue così la corsa del costo del credito (5,09% a luglio) per le imprese italiane e peggiora la caduta dei prestiti (-4,0% annuo). Una quota crescente di imprese non ottiene credito (8,2% a settembre): la domanda è frenata da condizioni troppo onerose, ma pesano anche i più rigidi criteri di accesso. Perciò, la liquidità delle imprese si sta prosciugando (-10,1% in un anno i depositi), mentre aumentano i ritardi nei pagamenti e il deterioramento dei vecchi prestiti.
Per quanto riguarda i servizi in agosto, il Pmi scivolato a 49,8 (da 51,5) ha indicato marginale contrazione per la prima volta nel 2023 e l'RTT index (CSC-TeamSystem) conferma una moderata flessione, già da luglio. A settembre, la fiducia delle imprese del settore è scesa ancora. Non basta più il buon andamento del turismo: a luglio, +10,0% sul 2022 la spesa degli stranieri in Italia (+20,4% sul 2019) e anche i passeggeri in aeroporto si mantengono oltre i volumi pre-crisi (+3,7%). Soffre l'industria: a luglio la produzione ha subito una nuova caduta (-0,7%; da inizio anno -1,9%), dopo il recupero di maggio-giugno (+0,2% acquisito nel 3° trimestre).
Per i consumi, fermi nel secondo trimestre, si è avuto un continuo calo del sentiment nel terzo. I beni restano penalizzati rispetto ai servizi: a luglio meno vendite al dettaglio (-0,2% in volume) e in agosto l'ICC rileva un'ulteriore flessione, dovuta ai beni. Dopo mesi di crescita, a luglio prima incertezza nel mercato del lavoro (-73mila occupati): un freno ai redditi.