Imprese, è allarme personale: in Trentino servono 5300 nuovi addetti, ma non se ne trovano
De Zordo (Camera di Commercio): «Non conosco nessuna impresa che non abbia problemi di personale, sia che vada bene o sia in flessione»
LAVORO Aumenta l'occupazione, Cgil: ma solo a termine e povera
ECONOMIA "Gli stipendi trentini sono troppo bassi"
CARENZA Imprese trentine, manca il 63% delle figure cercate
TRENTO. Iniziato un nuovo anno, rimasti i vecchi problemi. O per lo meno, pare che l'orizzonte sia questo. A gennaio 2025 le imprese del Trentino Alto Adige prevedono di aver bisogno di 11.500 lavoratori e nel 53,6% dei casi ci sarà difficoltà di reperimento.
Pur con differenze anche nette tra Trentino (servono 5.320 lavoratori) e Alto Adige (6.170 entrate previste) sia rispetto ai settori più affamati di manodopera sia rispetto alle qualifiche più richieste, il tema è il medesimo.
D'altronde, per dirla con le parole del presidente della Camera di Commercio Andrea De Zordo, «non importa se un settore stia andando bene o in flessione, io non conosco nessuna impresa che non abbia problemi a trovare personale».
Le richieste di manodopera. Visti i segnali negativi che arrivavano da parte del manifatturiero, si temeva una flessione nelle assunzioni. Ad oggi, la previsione è che nel breve periodo il mercato tenga, ma che già verso primavera si senta un po' il colpo. Secondo il bollettino Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro, gennaio ha buoni numeri, trainato dal turismo. In regione serviranno come detto 11.500 persone, che significa 240 in più, rispetto al 2024. Se si allarga l'orizzonte però un inizio di flessione si vede: tra gennaio e marzo sono previste 33.350 nuove entrate in regione, 110 in meno, rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Si continua - questa è una certezza - a far fatica a trovare manodopera.
Qui, va detto, più che altrove: la percentuale di posti per cui si prevede un difficile reperimento è del 53,6% da noi, ma scende al 49,6% in Piemonte, per esempio, al 48,1% in Lombardia, al 43,5% in Lazio. Peggio di noi stanno comunque Veneto e Friuli Venezia Giulia (entrambe al 55,11%), segno che è il Nordest ad essere maggiormente in difficoltà.
«Confermo questo trend, le nostre imprese non hanno risolto il problema di come trovare manodopera - osserva De Zordo - soprattutto se si tratta di personale formato o altamente formato». Il presidente si concentra sulla necessità di cambiare l'approccio al mondo del lavoro, da parte delle famiglie: «C'è un problema di formazione, dobbiamo iniziare a cambiare il paradigma che veniva fatto un tempo, tra una certa scuola e un certo ambito del mondo del lavoro, serve capire che anche nelle imprese artigianali e nel commercio servono sempre maggiori competenze».
Chi offre lavoro. Ma quali sono i settori che hanno fame di manodopera? In Trentino ci sono operative 13.480 imprese con manodopera, di queste, il 19,2% cercherà collaboratori (in Alto Adige 21,2% di 15.450 aziende). Assumeranno soprattutto le imprese attive nel turismo (32%), nei servizi (29,9%), nel commercio (17%) e nelle costruzioni (8,2%). Manca la manifattura, che invece in Alto Adige prevede di assumere. A cercare personale sono soprattutto aziende piccolissime (il 36,7% dei posti saranno in imprese con meno di 10 dipendenti) o piccole (il 33% dei posti in imprese sotto i 50).
Quali professionalità. Qui lo avevamo già detto, analizzando i redditi da lavoro dipendente privato del 2023 e le assunzioni 2024: tende ad aumentare di più la richiesta di manodopera non specializzata. E infatti al di là del turismo, che naturalmente in piena stagione pesa moltissimo (si prevede di cercare 850 addetti alla ristorazione), sono soprattutto le qualifiche basse quelle più richieste: 680 addetti alle pulizie, per esempio, 260 nella consegna merci.
Rimane dunque un tema di qualità del lavoro proposto e resta un problema trovare una strategia per frenare la fuga dei cervelli. «Io credo che sia auspicabile che i nostri giovani facciano una scelta che li veda ampliare i propri orizzonti e li veda andare a lavorare altrove -osserva de Zordo - serve però che il nostro mercato del lavoro, dopo questo periodo fuori, abbia per loro un'attrattività maggiore per far sì che il giovane rientri e porti le esperienze fatte altrove. Certo, le nostre aziende devono fare quel passo in più per assecondare questa dinamica. Devono crescere dal punto di vista tecnologico con particolare attenzione all'intelligenza artificiale, in modo che il lavoro sia appagante e attrattivo per i giovani preparati».
Gli stranieri. In un mercato del lavoro che non offre manodopera sufficiente, si guarda all'estero. De Zordo sembra avere fiducia nei progetti che guardano oltre confine: «Mi sembra che abbiamo in campo un progetto interessante sull'Argentina, dove si vuole cercare di avviare progetti di formazione là, finalizzati ad un lavoro qui da noi. Non è facile, siamo all'inizio, ci sono difficoltà sull'alloggio e sulle aziende che danno disponibilità. Ma è un inizio».