In Germania sei giorni di sciopero nelle ferrovie: contraccolpi in vari Paesi della Ue
Questa quarta agitazione in due mesi dei macchinisti che chiedono una riduzione di orario di lavoro e aumento di stipendio durerà fino a lunedì. Pesante impatto anche sul trasporto merci europeo
TRENTO. Dopo i treni merci dalle 18 di martedì, il più lungo sciopero mai proclamato nelle ferrovie tedesche sta colpendo dalle due della scorsa notte anche i convogli per passeggeri.
Questa quarta agitazione in due mesi dei macchinisti che chiedono una riduzione di orario di lavoro e aumento di stipendio durerà sei giorni, fino a lunedì.
Come ha segnalato la portavoce delle stesse Ferrovie (Deutsche Bahn), la loro astensione dal lavoro sta avendo ripercussioni anche sul traffico merci europeo.
"Questo sciopero di sei giorni (...) è il più lungo nella storia della Deutsche Bahn", ha sottolineato la sua portavoce, Anja Broeker, in dichiarazioni a giornalisti rilanciate in video dal sito del quotidiano Welt.
"Alcuni treni merci sono in sciopero e questo ha un impatto anche sul trasporto merci europeo" che avviene "attraverso le Alpi" o va "verso la Scandinavia o i porti marittimi in Olanda e Belgio", ha riferito la portavoce sottolineando che "anche il trasporto merci europeo ne risente".
"Con uno sciopero di sei giorni, non è irrealistico aspettarsi perdite per un totale di un miliardo di euro", ha detto la direttrice generale della Bdi, la Confindustria tedesca, Tanja Goenner, superando la peraltro controversa stima di 100 milioni di euro al giorno fatta dall'Istituto economico tedesco (Iw). Portavoce del governo, pur senza azzardare cifre, hanno definito "enorme" il prevedibile danno all'economia tedesca.
A causa della posizione geografica della Germania così centrale in Europa e della sua economia che da sola sviluppa un quarto del Pil del continente, gli effetti hanno già cominciato a riverberarsi in altri Paesi dell'Ue: alcuni cargo "sono in sciopero e questo ha un impatto anche sul trasporto merci europeo", lungo le direttrici che vanno "verso la Scandinavia o i porti marittimi in Olanda e Belgio" ma anche che passano "attraverso le Alpi", ha detto la portavoce della Deutsche Bahn. Il sindacato dei macchinisti tedeschi "Gdl" chiede una riduzione dell'orario di lavoro settimanale da 38 a 35 ore con un aumento di stipendio di 555 euro al mese e un bonus di recupero dell'inflazione per un anno. Le Ferrovie nelle ultime ore sono tornate a respingere le richieste e non si vede quindi uno sbocco per la vertenza in stallo dal novembre scorso.
Il leader della Gdl, Claus Weselsky, ha già imposto ai tedeschi un crescendo di disagi: c'era già stato uno sciopero di tre giorni a partire dal 10 gennaio, mentre a dicembre l'astensione dal lavoro era stata di due giorni e a novembre di 20 ore. Anche se i media avevano registrato un certo sostegno dell'opinione pubblica alle rivendicazioni dei macchinisti, ora segnalano una crescente perdita di pazienza. Nervosismo che comincia a denotare anche la politica, nonostante il governo abbia un obbligo di neutralità nei conflitti contrattuali. Il ministro dei Trasporti, Volker Wissing, nel definire "inaccettabile" la durata dello sciopero, ha chiesto che le parti si affidino a un mediatore esterno. Uno sviluppo che però era già stato rifiutato dalla Gdl.